martedì 8 dicembre 2009

Tonton Macoute - Tonton Macoute (1971)

I Tonton Macoute sono una band inglese autore di un ottimo jazz-rock progressivo, in cui prevale la componente progressiva. Una via di mezzo fra Colosseum e Spring, ma non per questo meno originali. La genesi del gruppo risale al 1968, quando due musicisti del Berkshire, Paul French (tastiere e voce) e Niegel Reveler (batteria), rispondono ad un annuncio sul Melody Maker e si uniscono alla band di Dick Scott, nel North England, una cover band che girava l'Europa e in cui militavano il chitarrista e bassista Chris Gavin e Dave Knowles, che suonava sax, flauto e clarinetto. Inizialmente decidono di chiamarsi Windmill e di eseguire solo cover, ma nel 1970 Dick Scott muore in un incidente stradale e i quattro rimanenti decidono di cambiare nome in Tonton Macoute, che indica la milizia haitiana seguace del dittatore Papa Doc Duvalier (!!), e di comporre pezzi propri orientandosi verso uno stile dolcissimo che ben riassumeva le precedenti esperienze dei quattro, cioe' jazz+rock+prog. Cio' che ne viene fuori e' un album bellissimo, molto ispirato ed originale, ben eseguito, breve e conciso al punto giusto, apprezzo il tentativo di uscire dagli schemi. Purtroppo la band sara' trascinata fuori dai giochi dal fallimento della Neon, che pregiudichera' anche le sorti di un'altra validissima band come gli Spring, ed e' di scarsa consolazione il fatto che oggi il vinile originale sia quotato 350 eurazzi. Album poco apprezzato ai tempi, oggi e' immancabile in ogni discografia prog che si rispetti, mentre la band gode della giusta fama fra gli appassionati. La copertina inoltre e' opera del fotografo Marcus McMillan, in arte Keef, molto conosciuto negli ambienti. L'album comincia con Just Like Stone, il mio pezzo preferito, e si parte subito alla grande: fiati e tastiere in evidenza, come del resto in tutto il disco, parti vocali non invadenti e precise, jazz rock caldissimo e passionale. Don't Make me Cry e', a detta di molti, il pezzo migliore: atmosfere oniriche create dalle tastiere, che tessono un tappeto sofisticato e delicato, e decorate dai continui spunti del sax, mentre la voce filtrata rende il brano ancora piu' accattivante e il basso conduce la canzone sui giusti binari ritmici; traccia che si sviluppa in numerose varianti durante tutta la sua durata per poi essere conclusa da un solo mozzafiato di flauto accompagnato dal piano. Flying South in Winter e' una traccia molto orecchiabile che rimanda ad atmosfere fiabesche e fatate, con arrangiamenti curatissimi e flauto ancora in evidenza. Dreams e' piu' rockeggiante ed e' condotta dalla chitarra acustica e da ottime parti vocali, con pezzi piu' jazzati che si alternano alle parti piu' aggressive, in una stupenda altalena. You Make my Jelly Roll passa stavolta a territori piu' jazz/blues, ancora composta da ottimi intrecci tastiere-sax, con French in grande spolvero a cucire trame sonore e Knowles a dare forma alle sue pippe mentali per sassofono. Il dialogo fra tastiere e fiati prosegue nei due brani conclusivi, le due parti di Natural High, con una sezione ritmica solida e presente che sorregge gli schemi costruiti dagli altri due musicisti, schemi che si sfaldano e si ricompongono in un batter d'occhio; notevole l'introduzione di piano nel primo dei due brani, voce intensa ed espressiva, leggere divagazioni psichedeliche e sperimentazioni nel secondo. Disco ispirato ed equilibrato, dai toni rilassati ed ammalianti, composto da brani estesi, intensi, con lunghi assoli di flauto, momenti corali ed improvvisi picchi strumentali. Reveler si sistemera' a vita scoprendo e producendo i Cure.