venerdì 24 luglio 2020

Alberto Camerini - Cenerentola e il Pane Quotidiano (1976)

Profondamente permeato dagli umori musicali brasiliani, Alberto Camerini è diventato noto in Italia come l'Arlecchino elettronico, con successi easy-pop come "Rock'n'roll Robot" e "Tanz Bambolina". Ma la sua carriera, assai più complessa e multiforme, dalle sperimentazioni wave all'approdo ska-hardcore degli ultimi anni, è la parabola di una generazione.
Nato in Brasile in una famiglia italiana ebrea trasferitasi nel Paese sudamericano nel 1938 a seguito delle Leggi razziali promulgate dal fascismo, Alberto ad undici anni rientra in Italia. Dopo una prima band chiamata Sound, formata con Roberto Colombo al Liceo Beccaria di Milano, e la successiva Dreaming Bus Blues Band con un repertorio di blues psichedelico, Alberto Camerini forma Il Pacco di cui facevano parte Eugenio Finardi, Walter Calloni, Lucio Fabbri e Ricky Belloni. Contemporaneamente inizia l'attività di sessionman per la Dischi Ariston a Milano collaborando con vari musicisti, il primo dei quali è Claudio Rocchi nell'album Volo magico n. 1 (1971). Segue Simon Luca nel disco Per proteggere l'enorme Maria del 1971 e nel gruppo quasi omonimo (L'Enorme Maria), composto da Ricky Belloni, Eugenio Finardi e Fabio Treves fra gli altri. Sempre per la Ariston, come chitarrista, suona in album di Ornella Vanoni. In quel periodo partecipa anche all'album dell'Equipe 84 Dr. Jekyll e Mr. Hyde del 1973, inoltre collabora con gli Stormy Six di Franco Fabbri; nel 1974 suona con Patty Pravo nel disco Mai una signora e in tour in Spagna in compagnia di Roberto Colombo e Gigi Belloni. Nel 1975 partecipa come chitarrista e produttore al primo album Cramps di Eugenio Finardi Non gettate alcun oggetto dai finestrini. Alberto Camerini inizia la sua carriera solista cantando Bob Dylan nei folk club milanesi. Frequenta tra il '73 ed il '76 la redazione di Re Nudo di via Maroncelli e festival annessi, incluso quello del 1974 tenutosi al parco Lambro, con un nastro di musica elettronica: lì conosce Ivan Cattaneo, Franco Battiato, Ricky Gianco e gli Area. Entra in contatto con gli ambienti della sinistra extra-parlamentare universitaria milanese, dove vive l'esperienza della nascita delle prime radio private milanesi. Firmato un contratto con la Cramps, pubblica il suo primo singolo nel maggio del 1976, Pane quotidiano/In giro per le strade, seguito dopo pochi mesi dal suo primo album Cenerentola e il Pane Quotidiano, che evidenzia sonorità rock metropolitane con influssi della musica brasiliana: a suonare con Alberto sono Walter Calloni alla batteria, Hugh Bullen al basso, Paolo Franchini al basso, Massimo Villa al basso, Lucio Fabbri al violino, Patrizio Fariselli alle tastiere, Antonello Vitale alla batteria, Pepè Gagliardi al piano, mentre Alberto canta e suona la chitarra; a produrlo è chiamato Paolo Tofani. L'anno successivo pubblica Gelato metropolitano, un album più marcatamente acustico e vicino alle sonorità brasiliane, con tematiche politiche ed ambientaliste, prodotto da Ares Tavolazzi e Giulio Capiozzo. Nel 1978 chiude l'esperienza Cramps con l'album Comici cosmetici, lavoro di transizione (prodotto da Shel Shapiro) tra il vecchio ed il nuovo stile più marcatamente elettronico, in cui si avvertivano già le sonorità del nascente punk rock londinese ed influenze glam. Dopo la vendita della Cramps alla Philips, Camerini passa alla multinazionale CBS. I suoi successi arriveranno negli anni ottanta: nel 1980 viene pubblicato Alberto Camerini; il brano di punta, Skatenati, ispirato allo ska, è seguito da canzoni come Serenella, Il re di plastica ed altre ancora. Ma sarà l'anno successivo quello della grande esplosione con il brano dal titolo Rock'n'roll robot. Tratto da Rudy e Rita, sarà il singolo che spianerà a Camerini la strada per la vetta della classifica: da qui avranno origine l'immagine dell'Arlecchino elettronico, il trucco glam, le vendite da disco d'oro, le apparizioni televisive e una tournée. Il personaggio di Arlecchino, il linguaggio comico, le tematiche sul cibo, la mimica sul palco da rock star a la David Bowie e Freddie Mercury, il gusto delle trovate sceniche (manichini sul palco, scritte al neon) sono tutti tratti comuni ad altri artisti italiani e artisti stranieri che Camerini porta sul palco delle sue tournée in quel periodo. Per il suo stile diventa insieme ad altri colleghi esponente della musica elettronica degli anni ottanta. Il successo viene bissato l'anno dopo con l'album Rockmantico, top ten nelle classifiche di vendita, comprensivo del singolo Tanz bambolina (1982) e di Maccheroni elettronici e Fanatico di Rock'n'roll. Il nuovo LP, nel 1988, fu Angeli in blue jeans, nel quale vengono abbandonate le tastiere e le drum-machines di Rockmantico. Nel 1995 Camerini riesce a realizzare un cd per la Duck Record: Dove l'arcobaleno arriva, influenzato dalla musica brasiliana. Nel 2001 pubblica l'album Cyberclown col gruppo punk degli Skidsoplastix, inaugurando la nascita dell'etichetta indipendente 316 records e uno stile di nuovo rock punk elettronico. Nel passaggio dalla disco music al punk rimangono però le tematiche favolistiche che avevano contraddistinto la sua naturale ispirazione. L'esperienza di Cyberclown lo porterà nel 2005 a rinnovare la collaborazione con gli Skidsoplastix con l'uscita dell'album Kids Wanna Rock dove Camerini riesce a realizzare quelle sonorità punk americane che aveva solo sfiorato nel precedente Cyberclown. È stato di ispirazione per altri noti artisti italiani contemporanei e successivi, come Morgan, i Bluvertigo e gli Eiffel65. È stato quindi un punto fermo per tutti gli altri artisti italiani synth pop degli anni successivi essendo stato uno dei primi italiani a trasformare le sue composizioni punk e rock'n'roll in musica elettronica (in questo senso molto simile a Franco Battiato) come testimoniato da cover, live, interviste e collaborazioni. In alcune interviste ha dichiarato di aver sofferto di depressione, uno dei motivi per cui non ha proseguito la ribalta del successo. Camerini ha spiegato di aver voluto unire Arlecchino, la maschera della commedia dell'arte italiana, alla cultura rockabilly, il tutto rivisitato in chiave moderna con la tematica dell'alienazione digitale della società occidentale degli anni ottanta, precisando di aver scelto questo personaggio in quanto maschera che rappresenta più fedelmente se stesso. Resta il fatto, certo, che Camerini in questo mondo che evolve verso il nulla virtuale, verso la vittoria dei mass-media, dell'informatica e della televisione, ci sguazzi divertito, ai lati, ridicolizzando se stesso e la società tutta, a partire dal basso, dai valori, dai principi, dalle tradizioni, dai luoghi comuni, dai falsi miti. Ed è anche facendo uso di prodotti artificiali che il moderno Arlecchino riesce nel suo intento dissacrante e ci mostra come, in mezzo al grande pasticcio dei nostri tempi, nel gigantesco ristorante, fra gli sfarzi e le ricchezze inutili, fra i succulenti e svariati cibi che sempre fanno capolino nei testi delle canzoni e che, ancora una volta, fungono da simboli in un sistema di simboli, ecco che compaiono elementi destabilizzanti come il "pane quotidiano", il "gelato metropolitano", i "maccheroni elettronici", "l'amica che dà tanta allegria con i suoi vestiti bianchi e i suoi sorrisi colorati"…
La caratteristica principale di Cenerentola e il Pane Quotidiano è la presenza di musicisti fuoriclasse che creano un irresistibile suono metropolitano e nervoso, con il nostro a far faville con la sua chitarra. Le canzoni si muovono tra la disillusione tipica della seconda metà dei ’70 e una forte vena ironica (vedi Tv baby, con le sue critiche al mondo televisivo) e polemica (Cenerentola, a fine disco, su una lavoratrice sfruttata che di notte si trasforma in prostituta). Camerini stava provando a regalare alla nostra musica il lasciapassare d'accesso verso qualcosa di epocale, proponendo con inventiva e bravura fuori dal comune ritmi e sonorità (il punk e lo ska prima di lui nel Belpaese non si sapeva neanche che roba fossero) che da noi si sarebbero imposti solo più tardi, accompagnati dai solenni squilli di tromba che la critica "di un certo livello" dedicherà poi a questo o quell'artista solo perché il suo nome e cognome suonava più straniero di un altro. Qualcuno magari cominciava ad averne già abbastanza di questi cantantucoli che, in tutti i modi, cercavano di apparire scomodi e il più possibile "diversi", infarcendo i loro testi di "roba" proibita: le lamette tagliavene della Rettore, il malcelato travestitismo di Renato Zero, le bollicine e il fegato spappolato di Vasco Rossi. E, in mezzo a loro proprio lui, Alberto Camerini, con la sua "Droga (aiutami dottore)", il suo "Pane quotidiano", le sue bizzarre filastrocche, la rivisitazione in chiave anfetaminica dei grandi classici della fiaba (Cenerentola in questo disco, e qualche LP più avanti, Alice nel Paese delle Meraviglie che, guarda caso, fa rima con pastiglie), la polemica fanciullesca contro i simboli del progresso, "La straordinaria storia della televisione (a colori)" e, sempre per restare in tema, la bellissima "Tv Baby". Ma forse è proprio questa l’identificazione più azzeccata di Alberto Camerini: un bambino. Che, in quanto tale, è legittimato a parlare di tutto, tanto gli adulti non gli danno retta. Trattandolo, anzi, come una sorta di alieno; ascoltatevi, per averne riprova, "La ballata dell’invasione degli extraterrestri", semmai ridendo dell’evidente assurdità delle cose che dice, proprio perché è un bambino immaturo che un giorno crescerà. Camerini, invece, era già grande allora, in quel 1976 di Cenerentola e il pane quotidiano: acido e cattivo quanto basta, e proprio per questo tremendamente incompreso. Uno con le sue idee in America sarebbe esploso al 100%. Anche in Italia, in verità, avrebbe potuto, magari scendendo a patti con il commerciale, ma Alberto non è caduto nella trappola. Di fronte all’alternativa, neanche certa, di avere qualche soldo in più, ma senz'altro meno dignità professionale, lui ha detto "no, grazie". Ed ha preferito rimanere com'era. Un bambino immaturo che un giorno crescerà. "Sono nato nel sole di un paese grande - racconta - che libero forse non è stato mai, un paese grande, di gente felice, di grandi foreste e di grandi città…" Per cui ecco che all'elettronica, ai sintetizzatori, all'elettricità degli strumenti, alla forma-canzone tipicamente rock, Camerini aggiunge samba, danze Catira degli indios, percussioni marimba, saudade, liturgia macumba, l'afoxe di Bahia e tutti i generi che compongono quell'eterogeneo melting pot di una nazione grande, molto particolare, in cui si sono assimilate influenze di tutte le popolazioni, in cui hanno convissuto il voodoo, il condomblè, le leggende dei pirati e cercatori d'oro, le orchestre dei musicisti jazz (la bossanova) ecc.
Camerini è un personaggio laterale, dinamico, non imprigionabile in clichè, e dal suo gioco di simboli, ne esce non-simbolo. Forse un robot, forse Arlecchino, forse un extraterrestre, forse semplicemente un cantautore trasformista, forse un pazzo, forse un buffone, ma, di certo, fra tutti questi "forse", rimane di lui un'immagine scivolosa, che non si fa acciuffare e che, in questo grande teatro, vi entra solo per un motivo: per spogliarlo e deriderlo, rimanendone a lato. Ancora oggi lo si può rintracciare nei più disparati rifugi, strimpellare con la chitarra acustica antiche canzoni settecentesche, lontane melodie mediterranee intrise di melodramma e psichedelia, oppure samba e antiche canzoni popolari brasiliane di protesta. E' perfino facile, ultimamente, scovarlo sui palchi di fumosi centri sociali, sostenuto dai più "arrabbiati" estremisti della triste scena hardcore italiana, alle prese con il punk più sbracato o con smaliziate canzoncine ska. La sua attuale band, gli Skidsoplastix, è formata, oltre che da un fine chitarrista jazz, da un bassista proveniente dal combo dei Punkreas e dall'ex batterista dei Pornoriviste, oscuri figuri dimostratisi pronti, in ogni caso, a "sporcarsi le mani" per questo Grande Vecchio, riconoscendogli, fra le altre cose, di essere stato uno fra i primi a pasticciare con il punk in Italia e di essere stato uno fra i primi, se non proprio il primo, in questo caso, a introdurvi lo ska. Uno dei limiti, se vogliamo, è rintracciabile proprio nella discontinuità: a guardar bene, infatti, quasi nessuno dei suoi album convince da capo a fondo. Perennemente instabile, spesso sopra le righe, durante la sua trentennale carriera Camerini ha sempre affiancato a canzoni straordinarie altrettanti pezzi non riusciti, a volte (forse) pretenziosi, a volte (forse) troppo deboli o incompiuti. A mio parere il suo esordio concept e prog è pero' il suo lavoro piu' riuscito.