di Alessandro Gilioli
Quindi, ricapitolando.
Solo i famosi 131 cacciabombardieri F35 (non c’è stata ancora la firma del contratto, quindi potremmo disdirli senza penali) fanno 16 miliardi.
La dismissione di una parte delle caserme rimaste semivuote dopo la fine della naia obbligatoria consentirebbe di incassare rapidamente almeno altri 4 miliardi.
La rinuncia
all’acquisto di due sommergibili e due fregate (anche loro già a
bilancio) farebbe risparmiare un altro mezzo miliardo (abbondante).
Un accordo con la Svizzera sui capitali esportati clandestinamente – sulla falsariga di quello fatto dalla Germania – permetterebbe di incassare almeno 5 miliardi di euro.
Poi ci sarebbe il Vaticano: lasciandogli intoccato il suo otto per mille, i contributi alle sue scuole e tutto il resto, basterebbe
abolire le esenzioni Ici, Ires, Iva e Irap, più i contributi regionali e
quelli comunali per portare a casa un altro miliardo e mezzo.
Quindi ci sono le frequenze: 5,5 miliardi di euro sono una stima molto prudente di quello che si incasserebbe se le si vendesse anziché regalarle alle aziende tv e di telecomunicazione.
Infine, un taglio ai costi della politica non avrebbe solo un alto
valore simbolico: tra riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti,
degli stipendi e dei vitalizi
degli eletti (il presidente della Provinca di Bolzano guadagna più di
Obama), delle auto blu etc, un altro mezzo miliardo verrebbe fuori
facilmente.
Fanno 33 miliardi. Cioè di più di quello che con cipiglio sofferente
il governo Monti sta chiedendo ai lavoratori, ai pensionati, ai
cittadini.
Certo: ci diranno che così è troppo semplice, che non si può, che è
più complicato, che noi siamo solo dilettanti e dobbiamo lasciar fare a
loro.
Ma non potranno mai dirci che un’altra manovra è impossibile.
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mercoledì 7 dicembre 2011
Un'altra manovra e' possibile
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domenica 4 dicembre 2011
Cressida - Asylum (1971)
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domenica 20 novembre 2011
Democrazia in Italia
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venerdì 18 novembre 2011
Cosa e' davvero cambiato
Dunque, la speculazione internazionale ha riscosso ciò che si era prefissa. Nel giro di pochi giorni l’una dall’altra, la Grecia e l’Italia hanno affidato le loro sorti a Lucas Papademos e Mario Monti, due tecnocrati dell’economia che prenderanno le misure gradite alle banche e all’industria, incuranti di cosa ne pensino gli elettori. I quali, infatti, non solo non li hanno eletti, ma non sono stati nemmeno interpellati, e dovranno graziosamente piegarsi alla necessità di ciò che viene dichiarato “inevitabile”.
Certo non erano inevitabili i ministri che Monti si è scelto, dopo essersi consigliato anzitutto con Dio stesso, andando per prima cosa a messa. E poi, in ordine gerarchico, col presidente della Repubblica e i partiti. Che, ingenuamente, credevamo fossero ormai ridotti a tre o quattro, mentre invece risultano essere ancora un paio di dozzine, come ai vecchi tempi della prima Repubblica: evidentemente mai morta, nonostante i ripetuti requiem.
La sorpresa maggiore del nuovo governo è il ministero dello Sviluppo al banchiere Corrado Passera: una nomina tanto ironica, quanto quella di Mara Carfagna al ministero delle Pari Opportunità nel precedente governo. Naturalmente, nessuno sospetta passati rapporti orali del nuovo ministro col nuovo presidente del Consiglio. Ma bisogna comunque essere ineffabili per pensare che le banche possano trasformarsi da problemi della crisi mondiale in soluzioni, e che la speculazione possa costituire una buona scuola per saper pilotare lo sviluppo.
Altrettanto sorprendente, perché da Repubblica delle Banane, la nomina dell’ammiraglio Giampaolo di Paola (ex capo di Stato Maggiore e attuale presidente del Comitato Militare della Nato) a ministero della Difesa. Quanto a Lorenzo Ornaghi (rettore della Cattolica e vicedirettore dell’Avvenire), nuovo ministro della Cultura, a Renato Balduzzi (presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale e direttore del bimestrale Coscienza), nuovo ministro per la Salute, e ad Andrea Riccardi (fondatore della Comunità di Sant’Egidio ed esponente di Comunione e Liberazione), nuovo ministro per la Cooperazione, insieme al devoto premier e allo stesso Passera garantiranno che la Chiesa continuerà a presidiare il nuovo governo e a ricevere i soliti finanziamenti.
Ma se i sacrifici non li faranno le banche, gli speculatori e la Chiesa, a chi saranno riservati? La nomina di Elsa Fornero (esperta di riforme previdenziali) a ministro del Welfare lascia intuire da dove si comincerà. Dalle pensioni di anzianità:cioè, da coloro che hanno ormai pagato i contributi per sè, ma che saranno costretti a continuare a pagarli per gli altri. Naturalmente non si toglieranno le pensioni a coloro che non le hanno pagate, o almeno non interamente: dai coltivatori diretti, ai commercianti, ai liberi professionisti, che hanno fatto le fortune elettorali dei governi della Prima Repubblica, e mandato in rovina l’Inps.
In Grecia, di fronte a un esecutivo analogo a quello di Monti, i partiti di sinistra hanno avuto il buon senso politico e la correttezza ideologica di stare all’opposizione. In Italia, Veltroni e Bersani si sono dichiarati soddisfatti: contenti loro, contenti tutti. Soprattutto coloro che non li avevano votati, e che ora non debbono rodersi il fegato pentendosi di aver affidato le loro sorti a “sinistri” di tal fatta.
Ps. Aggiunta dell’ultima ora. Il cardinal Bertone ha dichiarato che il governo Monti è “una bella squadra, alla quale auguro buon lavoro”. Una conferma dall’alto, se non dall’Altissimo, delle mie preoccupazioni…
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giovedì 17 novembre 2011
Alberto Rigoni - Bassex
Il prog e' spesso considerato un genere serioso e a tratti noioso. Il che e' generalmente vero. Ma se si seguono le band giuste, il tedio e' sicuramente evitato.
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martedì 8 novembre 2011
Nova - Atlantis (1976)
La prima traccia, Se Vuosi, e' la piu' lunga del lotto e la meglio riuscita. Comincia con una intro di piano, classicheggiante, ci fa capire subito di trovarci di fronte ad un album di prog sinfonico. Dopo pochi secondi comincia il canto, presto accompagnato dai restanti strumenti, anche se quello piu' chiaramente udibile e' ancora il piano. Toni che si mantengono vicini alla musica classica su una base di ottimo rock sinfonico. A questo punto parte cio' che sara' il cliche' di tutto l'album: il refrain di piano ad interrompere con intervalli regolari la trama fin ora sentita. E' un cliche' che funziona. Ma, come detto, il lavoro non si riduce a questo, e verso il quinto minuto parte anche la chitarra, finalmente piu' decisa. Atmosfera che si fa piu' drammatica con lo scorrere della canzone. Verso il decimo minuto le tastiere riprendono il controllo della situazione, ottimamente accompagnate dal basso, per uno strumentale che cerca di sollevarsi dall'atmosfera decadente precedentemente creata, per dirigersi piuttosto verso territori piu' movimentati ed allegri, che ricordano chiaramente qualcosa degli ELP. Ovviamente la traccia torna sui suoi passi prima della conclusione, per un finale melodrammatico e romantico. Kaupungin Naiset, la canzone seguente, e' un blues dichiarato, quindi chitarra, voce e basso in evidenza, con un ottimo organo di sottofondo. L'atmosfera straziante e romantica sentita nel brano precedente non ci abbandona, anzi e' amplificata dai suoni tipici del genere. Ora la chitarra e' principale protagonista e ci regala un altro meraviglioso assolo nella parte centrale. Atlantis presenta un'introduzione di tastiere con immediatamente la voce che incalza. Tinte ancora drammatiche, aria tesa, atmosfera triste. La chitarra stavolta si mette subito in evidenza performando un ottimo assolo. Traccia che ricalca lo schema della traccia iniziale, con voce piano e chitarra a creare degli ottimi intrecci su una buona base basso-batteria, il tutto inframezzato da un indovinato refrain per tastiere. In seguito evolve in un assolo di tastiere, tanto per cambiare, ma la qualita' e' sempre altissima e la noia non sopraggiunge mai. Stavolta si lambiscono lidi piu' psichedelici, quasi space, anche se la conclusione e' sempre affidata a rassicuranti colori sinfonico-romantici. Il brano conclusivo, Vanha Surullinen Laulu, sfoggia un incipit drammatico e decadente, il morale e' bassissimo, anche se il solito regolare ritornello tastieristico, a cui il gruppo ci ha ormai abituato, rende l'atmosfera piu' allegra, seppur per pochi secondi. Il contrasto cosi' creato e' molto piacevole. La parte centrale e' occupata da arpeggi di chitarra su un tappeto di organo, a trascinare l'ascoltatore ancora piu' in basso, salvo poi essere risollevato dall'organo stesso che ora si fa allegro e rapido, mentre la chitarra si lascia trascinare anch'essa dall'atmosfera danzereccia. Ma l'album non poteva finire senza prima essere tornato sul motivo principale, cioe' quell'aria triste che permea un po' tutto il disco. In conclusione, e' un album abbastanza schematico, che gioca sui chiaro scuri, ma cio' non vuol dire che sia noioso o banale, anzi, e' un disco che a me e' molto piaciuto nella sua omogeneita'. Un'altra perla perduta del progressive settantiano.
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mercoledì 19 ottobre 2011
Mantra del sollevarsi
Di Franco Berardi
Il 15 febbraio del 2003 centomilioni di persone sfilarono nelle strade del mondo per chiedere la pace, per chiedere che la guerra contro l’Iraq non devastasse definitivamente la faccia del mondo. Il giorno dopo il presidente Bush disse che nulla gli importava di tutta quella gente (I don’t need a focus group) e la guerra cominciò. Con quali esiti sappiamo.
Dopo quella data il movimento si dissolse, perché era un movimento etico, il movimento delle persone per bene che nel mondo rifiutavano la violenza della globalizzazione capitalistica e la violenza della guerra.
Il 15 Ottobre in larga parte del mondo è sceso in piazza un movimento similmente ampio. Coloro che dirigono gli organismi che stanno affamando le popolazioni (come la BCE) sorridono nervosamente e dicono che sono d’accordo con chi è arrabbiato con la crisi purché lo dica educatamente. Hanno paura, perché sanno che questo movimento non smobiliterà, per la semplice ragione che la sollevazione non ha soltanto motivazioni etiche o ideologiche, ma si fonda sulla materialità di una condizione di precarietà, di sfruttamento, di immiserimento crescente. E di rabbia.
La rabbia talvolta alimenta l’intelligenza, talaltra si manifesta in forma psicopatica. Ma non serve a nulla far la predica agli arrabbiati, perché loro si arrabbiano di più. E non stanno comunque ad ascoltare le ragioni della ragionevolezza, dato che la violenza finanziaria produce anche rabbia psicopatica.
Il giorno prima della manifestazione del 16 in un’intervista pubblicata da un giornaletto che si chiama La Stampa io dichiaravo che a mio parere era opportuno che alla manifestazione di Roma non ci fossero scontri, per rendere possibile una continuità della dimostrazione in forma di acampada. Le cose sono andate diversamente, ma non penso affatto che la mobilitazione sia stata un fallimento solo perché non è andata come io auspicavo.
Un numero incalcolabile di persone hanno manifestato contro il capitalismo finanziario che tenta di scaricare la sua crisi sulla società. Fino a un mese fa la gente considerava la miseria e la devastazione prodotte dalle politiche del neoliberismo alla stregua di un fenomeno naturale: inevitabile come le piogge d’autunno. Nel breve volgere di qualche settimana il rifiuto del liberismo e del finazismo è dilagato nella consapevolezza di una parte decisiva della popolazione. Un numero crescente di persone manifesterà in mille maniere diverse la sua rabbia, talvolta in maniera autolesionista, dato che per molti il suicidio è meglio che l’umiliazione e la miseria.
Leggo che alcuni si lamentano perché gli arrabbiati hanno impedito al movimento di raggiungere piazza San Giovanni con i suoi carri colorati. Ma il movimento non è una rappresentazione teatrale in cui si deve seguire la sceneggiatura. La sceneggiatura cambia continuamente, e il movimento non è un prete né un giudice. Il movimento è un medico. Il medico non giudica la malattia, la cura.
Chi è disposto a scendere in strada solo se le cose sono ordinate e non c’è pericolo di marciare insieme a dei violenti, nei prossimi dieci anni farà meglio a restarsene a casa. Ma non speri di stare meglio, rimanendo a casa, perché lo verranno a prendere. Non i poliziotti né i fascisti. Ma la miseria, la disoccupazione e la depressione. E magari anche gli ufficiali giudiziari.
Dunque è meglio prepararsi all’imprevedibile. E’ meglio sapere che la violenza infinita del capitalismo finanziario nella sua fase agonica produce psicopatia, e anche razzismo, fascismo, autolesionismo e suicidio. Non vi piace lo spettacolo? Peccato, perché non si può cambiare canale.
Il presidente della Repubblica dice che è inammissibile che qualcuno spacchi le vetrine delle banche e bruci una camionetta lanciata a tutta velocità in un carosello assassino. Ma il presidente della Repubblica giudica ammissibile che sia Ministro un uomo che i giudici vogliono processare per mafia, tanto è vero che gli firma la nomina, sia pure con aria imbronciata. Il Presidente della Repubblica giudica ammissibile che un Parlamento comprato coi soldi di un mascalzone continui a legiferare sulla pelle della società italiana tanto è vero che non scioglie le Camere della corruzione. Il Presidente della Repubblica giudica ammissibile che passino leggi che distruggono la contrattazione collettiva, tanto è vero che le firma. Di conseguenza a me non importa nulla di ciò che il Presidente giudica inammissibile.
Io vado tra i violenti e gli psicopatici per la semplice ragione che là è più acuta la malattia di cui soffriamo tutti. Vado tra loro e gli chiedo, senza tante storie: voi pensate che bruciando le banche si abbatterà la dittatura della finanza? La dittatura della finanza non sta nelle banche ma nel ciberspazio, negli algoritmi e nei software.
La dittatura della finanza sta nella mente di tutti coloro che non sanno immaginare una forma di vita libera dal consumismo e dalla televisione.
Vado fra coloro cui la rabbia toglie ragionevolezza, e gli dico: credete che il movimento possa vincere la sua battaglia entrando nella trappola della violenza? Ci sono armate professionali pronte ad uccidere, e la gara della violenza la vinceranno i professionisti della guerra.
Ma mentre dico queste parole so benissimo che non avranno un effetto superiore a quello che produce ogni predica ai passeri.
Lo so, ma le dico lo stesso. Le dico e le ripeto, perché so che nei prossimi anni vedremo ben altro che un paio di banche spaccate e camionette bruciate. La violenza è destinata a dilagare dovunque. E ci sarà anche la violenza senza capo né coda di chi perde il lavoro, di chi non può mandare a scuola i propri figli, e anche la violenza di chi non ha più niente da mangiare.
Perché dovrebbero starmi ad ascoltare, coloro che odiano un sistema così odioso che è soprattutto odioso non abbatterlo subito?
Il mio dovere non è isolare i violenti, il mio dovere di intellettuale, di attivista e di proletario della conoscenza è quello di trovare una via d’uscita. Ma per cercare la via d’uscita occorre essere laddove la sofferenza è massima, laddove massima è la violenza subita, tanto da manifestarsi come rifiuto di ascoltare, come psicopatia e come autolesionismo. Occorre accompagnare la follia nei suoi corridoi suicidari mantenendo lo spirito limpido e la visione chiara del fatto che qui non c’è nessun colpevole se non il sistema della rapina sistematica.
Il nostro dovere è inventare una forma più efficace della violenza, e inventarla subito, prima del prossimo G20 quando a Nizza si riuniranno gli affamatori. In quella occasione non dovremo inseguirli, non dovremo andare a Nizza a esprimere per l’ennesima volta la nostra rabbia impotente. Andremo in mille posti d’Europa, nelle stazioni, nelle piazze nelle scuole nei grandi magazzini e nelle banche e là attiveremo dei megafoni umani. Una ragazza o un vecchio pensionato urleranno le ragioni dell’umanità defraudata, e cento intorno ripeteranno le sue parole, così che altri le ripeteranno in un mantra collettivo, in un’onda di consapevolezza e di solidarietà che a cerchi concentrici isolerà gli affamatori e toglierà loro il potere sulle nostre vite.
Un mantra di milioni di persone fa crollare le mura di Gerico assai più efficacemente che un piccone o una molotov.
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lunedì 10 ottobre 2011
Apple: liberta' ed anticonformismo?
La rete che gronda lacrime e costernazione, Facebook che si ingolfa di post che piangono la morte del Salvatore e ripropongono - anche con un eccesso di retorica - il celebre discorso di Stanford e le citazioni che gia' da tempo circolavano su internet come il mantra della nuova era digitale, il vangelo di un grande innovatore, ma anche di un gran furbacchione. Innanzitutto quel "Stay Hungry, stay foolish" non e' farina del suo sacco, ma una citazione del Whole Earth Catalog, un manuale di controcultura uscito nei primi anni '70 con l'obiettivo di spiegare cosa val la pena davvero comprare e cosa no. Secondo, Steve Jobs non era un programmatore, non ha mai inventato nulla, ha "solo" avuto la capacita' di vedere il vero valore commerciale degli oggetti, o se vogliamo, spacciare degli oggetti gia' in uso come oggetti di culto. E' stato questo il suo grande merito e bisogna dargliene atto, ha saputo vedere oltre i semplici oggetti intuendone il potenziale commerciale, ma ha anche avuto molta fortuna.
Un altro trucco praticato da Steve nel quale tutto il mondo e' cascato e' stato usare la cultura ribelle ed anticonformista degli anni '60 per proporre un pensiero egualmente ribelle ed anticonformista, ma solo in apparenza, quel "Think different". Steve ha creato schiere di fanatici facendo diventare business e profitto il pensiero libero e lisergico dal quale proveniva. Ha confezionato prodotti, marchi e uno stile che hanno fatto di lui l'Armani della tecnologia, uno stilista dell'innovazione e dell'eleganza, utilizzando la filosofia libertaria sessantottina con l'intento di incastrare tutti noi consumatori nell'uso esclusivo dei suoi prodotti.
Ci ha voluto tutti allineati e omologati all'uso dei suoi prodotti, belli ma chiusi, funzionali ma esclusivi, comodi ma impermeabili ad altri software e ad altre tecnologie, ma soprattutto sempre carissimi. Ci ha fatto pagare per toglierci liberta' che in molti casi sono totalmente gratuite.
Ha predicato l'anticonformismo e il pensiero laterale ma ha finito per creare in legioni di seguaci invasati il conformismo dell'anticonformismo, una trasgressione di massa in cui si e' fuori dagli schemi, ma in compagnia di miliardi di persone.
La liberta' non e' la Apple, che con una mano ci vende il sogno di una vita tecnologica leggera e facile, seducente e trendy, ma con l'altra ci obbliga ad usare prodotti che comunicano e funzionano solo tra di loro e accessori costosi e non sostituibili con qualcosa di analogo che non abbia una mela stampata da qualche parte.
La vera liberta' e' l'Open Source, quei prodotti scaricabili gratuitamente e customizzabili dagli utenti in grado di farlo o lasciati a se stanti da chi e' un po' meno esperto, aspettando la prossima versione, rilasciata dagli utenti stessi, che correggera' i difetti, ovviamente gratuitamente. Non mi stanchero' mai di tessere le lodi di Linux, un sistema operativo ormai alla portata di tutti, completamente controllabile dall'utente e in grado di essere compatibile con molti prodotti della Microsoft e alcuni della Apple. Un Sistema Operativo che si sara' impallato un paio di volte in anni di utilizzo, veloce, leggero, completamente modificabile, con una sterminata documentazione on-line e soprattutto GRATIS. Se proprio non si puo' rinunciare a Windows o Mac-OS, vuoi per i giochi che ancora non sono ben emulati, vuoi per motivi di lavoro, ci sono sempre le macchine virtuali. Io stesso uso una macchina virtuale con su Windows XP per lavorare e nonostante tutti gli ambienti di sviluppo in contemporanea esecuzione, le connessioni parallele ai vari server, GUIs e linee di comando, funziona benissimo poggiandosi sul kernel Linux, non si impalla mai e va una scheggia.
Questa e' la vera liberta'. Steve Jobs sara' stato un genio nel suo campo, ma non era altro che un abile venditore che ha infinocchiato mezzo mondo.
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martedì 27 settembre 2011
"Mandiamoli a casa": i luoghi comuni - Razzismo e pregiudizi: istruzioni per l’uso.
Completamente deluso dall'atteggiamento del popolo italiano, che continua ad ignorare il fatto di trovarsi da piu' di 15 anni in un regime mediatico orchestrato da un sultano che sta facendo precipitare l'Italia in un baratro dal quale sara' difficilissimo uscirne, ripongo le mie speranze negli immigrati. Costoro non hanno la zavorra della mentalita' tipicamente italiana, quella mentalita' tendente al mafioso, che ci porta a violare sistematicamente le regole quando si presenta l'occasione, ad imbrogliare il prossimo per il proprio tornaconto, a concepire la realta' come una serie di scambi di favori, a non mostrare la benche' minima serieta' e responsabilita' circa questioni cruciali come il lavoro, il senso civico e sociale, il banale rispetto per il prossimo. Per questa serie di motivi il nostro paese si sta mostrando come uno dei piu' restii per quanto riguarda l'accoglienza dei "diversi" e l'accettazione del fatto che la societa' sta inesorabilmente evolvendo verso la multietnicita' e multiculturalita'. Non secondario il fatto che anch'io sono un immigrato e ho vissuto sulla mia pelle le enormi difficolta' che questa condizione comporta, anche se la mia esperienza e' stata sicuramente molto differente. Diamo quindi uno sguardo approfondito ai principali luoghi comuni dei quali i nostri concittadini sono affetti, cercando di sfatarli uno per uno."Gli stranieri sono il 23%!"
"Tutti questi clandestini!"
| Rapporto Naga 2008 In Italia da anni: | Popolazione Italiana Istat 2007 | |||||||
| Totale | 0-1 | 1-2 | 2-3 | 3-4 | 4 o piu' | Pop. it. | Pop. lomb. | |
| Tasso di occupazione (%) | 61,6 | 33,8 | 65,1 | 73,9 | 76,1 | 70,4 | 58,7 | 66,7 |
| Rapporto Naga, 2008 | Popolazione italiana, Istat 2007 | |||||
| Totale 15-64 | 25-34 | 35-44 | Totale 15-64 | 25-34 | 35-44 | |
| Analfabeta | 4,0 | 3,3 | 4,6 | |||
| Scuola elementare | 11,0 | 9,9 | 11,6 | 12,7 | 3,6 | 5,9 |
| Scuola media inferiore | 31,7 | 30,6 | 30,1 | 36,5 | 28,9 | 39,1 |
| Scuola superiore | 43,1 | 44,2 | 41,9 | 38,8 | 48,7 | 41,0 |
| Universita' | 10,1 | 12,0 | 11,7 | 12,0 | 18,9 | 14,0 |
| 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | ||
| Totale denunce | 2.163.826 | 2.231.535 | 2.458.887 | 2.417.716 | 2.579.124 | 2.771.440 | |
| Denunce totali a carico di noti | 513.112 | 453.533 | 616.678 | 571.476 | 550.590 | n.d | |
| Denunce a carico di stranieri | 89.390 (17,4%) | 102.545 (22,6%) | 116.392 (18,8%) | 116.920 (22,6%) | 130.458 (23,7%) | n.d | |
| Condanne a carico di stranieri | 26,6% | 17,2% | 21,4% | 26% | 21,9% | 26% | |
| Stranieri irregolari presenti | n.d | 850.000 | n.d | n.d | 541.000 | 650.000 |
"Infatti sono tutti in galera"
| Anno | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | |
| Lavoratori stranieri Inps (in milioni) | 1 | 1.4 | 1.5 | 1.6 | 1.8 | 1.9 | 2.1 | 2.2 | |
| Bilancio Inps: Risultato di esercizio (in miliardi di euro) | +1 | +3.1 | +0.4 | +5.2 | +2 | +1.2 | +6.9 | +6.9 |
Prima gli italiani: gli immigrati non vincono nelle graduatorie
"Ci portano via le nostre donne"
"Meno male che c’e' la Lega"
| Nord-ovest | Nord-est | Centro | Sud e isole | Totale | |
| Si preferisce inserire l’alunno in classe con i coetanei | 79,7 | 67,5 | 70,1 | 91,3 | 75,2 |
| Si accolgono tutte le domande di iscrizione dell’anno | 77,7 | 62,6 | 76,3 | 84,8 | 73,7 |
| Rispetto delle linee guida per accoglienza e integrazione | 72,3 | 82,1 | 50,6 | 47,8 | 67,4 |
| E' stata istituita una specifica commissione d’accoglienza | 48,0 | 65,1 | 48,5 | 13,0 | 49,3 |
| E' stato predisposto un protocollo di accoglienza | 48,6 | 64,2 | 33,0 | 15,2 | 45,8 |
| Ci si avvale anche della collaborazione degli Enti locali | 42,6 | 60,1 | 37,1 | 26,1 | 44,7 |
| Sono previsti test di ingresso per definire la classe | 40,5 | 43,9 | 33,0 | 34,8 | 39,1 |
| La famiglia viene consultata nella scelta della classe | 43,3 | 35,8 | 32,0 | 23,9 | 36,2 |
| Ci si avvale anche della collaborazione del terzo settore | 22,3 | 42,3 | 10,3 | 10,9 | 24,2 |
| Si tende a raggruppare alunni di uno stesso paese | 14,2 | 23,6 | 10,3 | 32,6 | 18,1 |
| Stabilito un tetto massimo di alunni immigrati per classe | 4,7 | 19,5 | 11,3 | 34,8 | 14,0 |
| Gli ingressi di immigrati sono coordinati con altre scuole | 8,8 | 12,2 | 17,5 | 8,7 | 11,8 |
| Ordine e grado di istruzione | Italiani | Non italiani |
| Primaria | 1,8 | 21,1 |
| Secondaria di I grado | 6,8 | 51,7 |
| Secondaria di II grado | 24,4 | 71,8 |
| Totale | 11,6 | 42,5 |
Prima o poi questi vecchi decrepiti che ci governano tireranno le cuoia, e una nuova generazione di italiani multicolore costruira' una societa' nuova. Questa la mia speranza.
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