I Presto Ballet sono un progetto parallelo del chitarrista americano Kurdt Vanderhoof, leader della band thrash metal Metal Church, a cui si affiancano il cantante Scott Albright (dal timbro molto simile a quello di James Labrie), il batterista Bill Raymond, il bassista Izzy Rahaume ed il tastierista Ryan McPherson. Come era già capitato per i Gordian Knot, il lavoro in questione è lontanissimo dal metal, si parla piuttosto di un prog tipicamente americano, tendente al pomp o all'AOR, ma anche sinfonico a tratti, direi che le principali fonti di ispirazione siano i Kansas e gli Yes. In particolare stupiscono gli arrangiamenti curatissimi, maestosi talvolta, che donano un tocco di epicità all'intero lavoro. Ovviamente da un punto di vista innovativo non porta niente di nuovo, ma il lavoro è ricco di buone idee molto ben eseguite. Si comincia con The Mind Machine, e subito la band mette le carte in tavola: tastiere potenti e glam, chitarra ora potente ora delicata, voce che si incastra alla perfezione nel sound, batteria e basso (soprattutto) che non svolgono una funziona esclusivamente ritmica. Traccia lunga e molto bella, ricca di cambi di ritmo e tonalità, chitarra e tastiere si alternano nella conduzione; vari umori si alternano via via che la canzone scorre, ma l'atmosfera è sempre bella carica e la musica veloce. Thieves comincia con una intro per chitarra e batteria, ma ben presto si inserisce la tastiera a disegnare un'atmosfera space pompatissima, il cantante comincia a cantare e la melodia si fa orecchiabilissima: 9 minuti di classe immensa. Si prosegue con You're Alive, traccia più breve dell'album, acustica per metà quando la voce è accompagnata solo dalla chitarra, la quale poi si elettrifica per un finale un po' più arrabbiato; traccia molto bella e melodica anch'essa. Si arriva così alla suite One Tragedy at a Time, 14 minuti di tastiere sparate, voce melodica, ritornelli accattivanti, cambi di tempo e di atmosfera. Merita senz'altro un ascolto. I'm not Blind parte come una ballata per voce e chitarra con leggeri accordi di tastiera in sottofondo, per poi indurirsi e riammorbidirsi in una alternanza piacevolissima; il ritornello cerca sempre di essere il più orecchiabile possibile, e questo è a mio parere un gran pregio della band americana. Easy Tomorrow rimanda alla ribalta le tastiere, che fin'ora avevano condiviso la scena con la chitarra: un'altra traccia riuscita con un ritornello spettacolare. Haze è l'ultima traccia e degna conclusione dell'album: stavolta la chitarra è protagonista di una traccia molto calma e tranquilla, con accordi celestiali che accompagnano la voce, ben supportati dal basso molto in evidenza; canzone che si mantiene simile per tutta la sua (lunga) durata, salvo poche escursioni, senza perciò mai annoiare. Stupisce dei Presto Ballet la positività del sound: non esistono momenti decadenti, oscuri o anche vagamente malinconici; comunicano un senso di allegria quasi estiva, sarà che li ho scoperti e ascoltati in questo periodo, sembrano essere il sottofondo adatto per un viaggio in macchina verso la spiaggia più vicina.
sabato 15 agosto 2009
Presto Ballet - The lost Art of Time Travel (2008)
Pubblicato da bob alle 14:53
Etichette: presto ballet
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