venerdì 27 giugno 2008

Area - Arbeit macht frei (1973)

Gli Area, o International POPular Group, sono probabilmente il gruppo italiano più innovativo del panorama progressivo, immediatamente riconoscibili e dal sound orginalissimo. E' stato così definito dal loro cantante leader: "Questo gruppo ha quattro anni di vita, che non son molti chiaramente... Vuole coagulare diversi tipi di esperienze: fonde jazz, come il pop, la musica mediterranea e la musica contemporanea elettronica. La problematica qual è? Abolire le differenze che ci sono fra musica e vita. Gli stimoli che trae questo gruppo vengono direttamente dalla realtà, trae spunto dalla realta; e dalla strada, chiaramente". La forza degli strumenti, l'impeto violento della voce del cantante, il mix di generi ed i testi impegnati sono le caratteristiche principali. La musica degli Area parte dal jazz, soprattutto improvvisazioni free, con un approccio più rock e contaminandolo con tradizione popolare mediterranea, musica etnica, suprattutto mediorientale, ed un pizzico di elettronica, per questo sono considerati anticipatori della World Music, che non ho mai capito in cosa consista. Questo è spiegabile osservando la provenienza dei vari componenti del gruppo: Patrick Djivas, bassista, che passerà alla PFM alla fine delle registrazioni di quest'album, Patrizio Fariselli, tastierista, e Giulio Capiozzo, batterista, provengono dal jazz, Demetrio Stratos, proveniente dai Ribelli, cantante e organista di radice pop e GianPaolo Tofani dal rock. Su tutto spicca la voce di Demetrio Stratos, unica per estensione e potenza. Demetrio fa della sua voce un vero e proprio strumento, ed ha dedicato la sua vita alla sperimentazione ed alla ricerca in quel senso. Purtroppo la leucemia l'ha portato via nel 1979 ad appena 34 anni. I testi sono firmati Frankestein, ovvero Gianni Sassi, produttore del gruppo, e sono abbastanza ermetici, ma se ne intuisce la posizione filo-palestinese. Il disco comincia con Luglio, agosto, settembre (nero), il pezzo più famoso e più orecchiabile della loro produzione, si sente la componente pop, ma per il resto presenta tutti i caratteri peculiari del sound: melodie mediorientali, improvvisazioni, un ritornello melodico e testi provocatori. Inoltre la canzone comincia con una poesia in arabo, di cui capisco solo la prima parola abibi, che vuol dire amore, e non credo si scriva così. Si prosegue con Arbeit macht frei, scritta che campeggiava nei campi di concentramento nazisti e che vuol dire Il lavoro rende liberi (incredibile), che parte con un solo di batteria e poi si sviluppa addentrandosi nel jazz, con un bel riff di chitarra sostenuta dal basso e dalla voce. La terza traccia è Consapevolezza, basata su un arpeggio di stampo orientale e alternando tempi veloci e atmosfere più pacate, grazie al piano di Fariselli e all'organo di Stratos. Il testo inneggia alla lotta contro il regime e alla ribellione contro il padrone: "schiaccia sul muro senza pietà la tua morale che ti vuole ancora imprigionato tra mediocrità, lascia partire il tuo ascensore, lascialo andare e prendi il potere". Si prosegue con Le labbra del tempo, che contiene ancora una pregevole interpretazione vocale, è costituita da una lunga improvvisazione jazz-rock in cui ogni musicista ci regala un assolo, senza per questo rendere la struttura disomogenea. Termina con il tuono di demetrio che dice "Io ho". Il pezzo successivo, 250 chilometri da Smirne, è quello più convenzionale poichè è una cavalcata strumentale di matrice free jazz, con gli strumenti che si dividono equamente la scena. L'ultima traccia, L'abbattimento dello Zeppelin, è la più originale, incredibile, improvvisata, affascinante canzone che abbia mai sentito. A parte le fughe strumentali che le fanno da contorno, il clou è l'assolo di voce di Demetrio, sperimentalissimo, rende un'atmosfera cupa e nervosa, inoltre il testo è accompagnato da suoni prodotti onomatopeicamente da Demetrio. Spettacolare. Gli Area hanno scatenato spesso pareri discordanti e inversamente proporzionali, soprattutto a causa del loro impegno politico, concretizzato nella tourné in Cile in favore di Lotta Continua, e nei numerosi concerti gratuiti soprattutto qui a Milano nel centro sociale Leoncavallo, di cui sono un assiduo frequentatore e mi piange il cuore non aver vissuto in quel periodo, o al parco Lambro o al Teatro Uomo. Il gruppo si scioglie in seguito alla morte di Stratos, dopo aver dato alla luce un buon numero di album, di cui questo è sicuramente il migliore, ma anche Crac! non è male, per poi riformarsi con altri musicisti negli anni 80 e poi nei 90. Nel 2000 ci lascia anche Giulio Capiozzo. In conclusione un album unico nel suo genere, Stratos è sicuramente il miglior cantante che la nostra produzione musicale abbia avuto (altro che Albano o Ramazzotti), questo disco è una pietra miliare della storia del rock.

1 commento:

Wick ha detto...

Anche io amo questo disco, sebbene sia un filino ostico per le mie orecchie abituate a musica meno sopraffina, diciamo.
Sono contento che hai nominato anche Crac!, che io preferisco a questo loro primo album perché più digeribile.

In ogni caso, lode e gloria agli Area e a Demetrio Stratos.