La produzione progressiva tedesca è anch'essa ampia e variegata, come il prog inglese ha un suo sviluppo particolare e continuo fino ai nostri giorni. Il prog tedesco è detto Kraut rock, mentre i gruppi tedeschi di quel periodo sono chiamati corrieri cosmici, per sottolineare la piega psichedelica spaziale che ha preso la corrente teutonica. Dalla fine degli anni 60 alla fine degli anni 70 in Germania sono nati innumerevoli gruppi che hanno delineato la praticolare tendenza del prog tedesco, i più importanti furono i Tangerine Dream di Klaus Schulze e gli Amon Duul, poi Amon Duul II, di cui avremo modo di parlare in seguito. A me non piace molto il prog tedesco, troppo psichedelico, troppo rarefatto ed etereo, troppo sperimentale e rumorista, anche se alcuni album devo dire che sono veramente ben riusciti, pur presentando queste caratteristiche. Il gruppo che vado a recensire invece è molto british nel sound, infatti il loro leader è inglese, per questo sono da me molto apprezzati. I Nektar nascono nel 1969 ad Amburgo e sono l'inglese Roye Albrighton alla chitarra e alla voce, Allan Freeman alle tastiere, Derek Moore al basso e Ron Howden alla batteria. Nel 1977 si sciolgono dopo aver pubblicato 7 album in studio, si riformano nel 2002 e pubblicano altri tre album nuovi di zecca. Lo stile Nektar parte dal jazz semplificandolo, rendendo le canzoni più melodiche, senza rinunciare a spunti psichedelici e sperimentazioni ricercate in direzione dello space rock, inoltre i testi sono di solito molto lirici ed evocativi. A tab in the ocean è il loro secondo album e uno dei più belli secondo me. Comincia con la title track, una suite di 15 minuti e mezzo dove, chiaramente, ascoltiamo continui cambi di atmosfera. Si parte con una intro organistica lenta ma nervosa, con l'igresso della chitarra prende piano piano corpo, finchè il brano parte in tutta la sua maestosità. Chitarra e tastiere duettano alla grande, la sezione ritmica è robusta, i testi interessantissimi, questa traccia è molto ben costruita tra spunti melodici e passaggi strumentali complessi. Il secondo pezzo Desolation Valley/Waves gioca sull'alternanza di momenti più aggressivi e corposi e momenti rilassati e psichedelici, in questi ultimi si sente un sound più tipicamente tedesco. Ancora una linea di organo introduce il pezzo, ma stavolta l'atmosfera è più malinconica, più decadente; in seguito l'ingresso della chitarra rende il ritmo più movimentato, mentre nell'ultima parte si torna ad atmosfere più soffuse. Si prosegue con Crying in the dark, pezzo più rockeggiante e quasi allegro, in cui ogni tanto incursioni psichedeliche spezzano il ritmo. Infine King of twilight è il mio pezzo preferito dei Nektar, riproposta anche dagli Iron Maiden con una cover sull'album Aces High, brano perfetto nella costruzione. Chitarra e tastiere definiscono un riff orecchiabilissimo e potente, cui fa da supporto un coro altrettanto piacevole, mentre nella parte centrale il brano cambia lanciandosi in una fuga rapida e rockeggiante, per poi frenare bruscamente e ripartire con il tema iniziale. Basso e batteria sono in sintonia perfetta. Questo è sicuramente un album che proporrei fra i classici del prog.
venerdì 18 luglio 2008
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