Supergruppi, quanto li adoro. Il fatto che musicisti già famosi e di diversa estrazione decidano di formare un gruppo, di pianificare la nascita di un gruppo mi lascia estasiato. Immagino le modalità e le vicende con le quali potrebbe essere nato il gruppo in questione, chi chiama chi, chi comincia a scrivere pezzi, chi propone un'idea per un altro componente e chi potrebbe essere quest'ultimo, poi tutti gli intrecci di personaggi e gruppi che ciò comporta. Mi flasho un casino. Gli UK sono fondati dal bassista e cantante John Wetton e dal batterista Bill Bruford, insieme nei King Crimson; Wetton chiama il tastierista e violinista Eddie Jobson, dopo aver suonato con lui nei Roxy Music, mentre Bruford chiama il chitarrista Allan Holdsworth, dopo aver suonato con lui nei Gong. E già tutta questa storia mi affascina un sacco. Dopo la registrazione del primo omonimo album Holdsworth e Bruford vanno via e Wetton e Jobson decidono di rimpiazzare solo il batterista e di continuare in tre. Quindi Jobson, che aveva suonato anche con il compianto Frank Zappa, chiama l'ex compagno Terry Bozzio. Con questa line-up registrano il secondo album Danger Money e registrano un grandissimo live intitolato Night after night, che meglio racchiude la produzione UK che, purtroppo, si ferma qui. Se vi piace tantissimo questo live, come piace tantissimo a me, consiglio di ascoltare anche i due album in studio. Il sound UK è basato sulla ritmica Wetton-Bruford che di tempi dispari se ne intendono e sulle visioni acide della coppia Jobson-Holdsworth. Dopo la partenza di Holdsworth Jobson diventa protagonista assoluto sostituendo la chitarra con il suo violino elettrico, oltre al sintetizzatore di cui è maestro indiscusso. Il concerto, tenutosi in Giappone, comincia con una traccia inedita, Night after night, non molto complessa ma gradevole grazie alla melodia quasi pop, con un ottimo assolo di organo e la grande voce di John, di cui non mi stancherò mai di decantarne le doti. Rendez vous 6:02 è una ballata che racconta di un appuntamento alle 6:02 in cui predomina il piano di Eddie e la stupenda voce di John; canzone calma, sognante, romantica. Eddie ci regala un altro assolazzo di synth e Terry mostra tutta la sua bravura percussiva. Si prosegue con uno dei miei pezzi preferiti, Nothing to lose, molto difficile da eseguire live con una formazione a tre, poichè Jobson deve suonare tastiere e violino, quindi risulta più lunga della versione in studio per dare modo al musicista di cambiare strumento, mentre Wetton e Bozzio portano avanti il ritmo. L'assolo di violino è praticamente stupendo, Jobson è un funambolo e il paragone con Darryl Way non è a caso, rende la traccia più bella della versione in studio, anche perchè eseguita con più passione ed energia. As long as you want me here è il secondo inedito del disco, canzone di matrice wettoniana per la chiara impronta pop e il testo pacchianissimo. John avrà modo di sfogare queste sue tendenze con gli Asia di cui parleremo in seguito. Comunque è molto bella, con il solito gran lavoro di Eddie alle tastiere. Alaska presenta ancora ritmiche complesse e costruzioni melodiche non semplici da digerire ma affascinantissime. Mentre Time to kill è leggermente più semplice, Jobson domina con le tastiere in stile fusion, in seguito riprende il violino regalandoci stupende variazioni sul tema principale. Presto vivace è una intro trascinata dalle tastiere con un basso pulsante in sottofondo e una batteria in controtempo: Jobson suona a tremila, ascoltando i pochi secondi che compongono questa traccia ci si rende conto che con le dita è un dio. Segue In the dead of night con l'ennesimo grande assolo al sintetizzatore, mentre chiude Caesar's palace blues, con un violino quasi hard. Che dire, i tre musicisti sono divini, il miglior prog live di tutti i tempi.
giovedì 10 luglio 2008
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