Ultimamente nell'azienda dove lavoro stanno rifacendo la facciata dei palazzoni, quindi è pieno di operai che lavorano fuori dalle finestre. Questi operai, ho notato, lavorano sospesi a non so quanti metri di altezza, considerate che sono palazzi di 5 piani, senza imbracature nè reti di protezione. Il fatto che non indossino gli elmetti a questo punto è trascurabile. Quindi mi sono chiesto cosa la legge italiana prevede in caso di violazione delle norme di sicurezza e ho scoperto che in ogni cantiere, sopra ogni impalcatura, insomma ovunque vi siano lavori in corso, è prevista la presenza di funzionari statali addetti al controllo del rispetto delle norme di sicurezza. Dove sono questi funzionari? Nel migliore dei casi in ufficio, nel peggiore a puttane. Non darei neanche tanto la colpa agli operai, perlopiù stranieri, che neanche hanno idea dell'esistenza di tali normative. Certo l'ignoranza è un reato punibile, ma neanche tanto grave. Questa è solo la premessa per un discorso di più ampio respiro, poichè cercando in internet le leggi sovracitate mi sono imbattuto in un articolo molto interessante che vado a copiare ed incollare, dopo averlo leggermente potato. E' l'ennesima conferma del fatto che dovremmo lasciare in massa il nostro paese lasciando i politici a mangiarsi l'un l'altro.
“Puoi raggiungere risultati altamente superiori con un team molto motivato, che dispone di macchinari vecchi e fatiscenti dislocati in un vecchio capannone, rispetto a quello che riuscirai a raggiungere con un team demotivato e privo di stimoli, che ha accesso alle migliori attrezzature e infrastrutture.” Reinhold Würth, imprenditore tedesco che ha costruito, partendo da una ferramenta, un’azienda di levatura mondiale, che occupa 51.000 dipendenti e che spazia dai sistemi di fissaggio ai pannelli solari.
A dire il vero, non meriterebbe nemmeno d’interessarsi alle vicende della misera borghesia italiana, tanto è diafana e poco incisiva nel panorama europeo; verrebbe da dire: lasciamo questi poveri parvenu in SUV al loro misero destino, se il loro fato non intersecasse il nostro. Era tanto tempo che non s’udiva un condensato di bugie e pessime intenzioni – di tal, miserrimo livello – in una relazione di Confindustria: anche gli imprenditori italiani confermano l’andamento “in picchiata” del Paese. L’assemblea, che ha accolto Emma Marcegaglia come novella presidentessa degli industriali italiani, è iniziata con un minuto di silenzio per l’oramai quotidiano morto sul lavoro. Probabilmente, sicuri delle statistiche, erano riusciti a programmare già tutto il giorno prima. Avrebbero potuto fare tre ore di silenzio, perché il resto del tempo è servito soltanto a sparare cavolate a fiumi. La prima uscita è in perfetta sintonia con il minuto di silenzio, per uno dei tanti poveracci che crepano nei lager italiani definiti “luoghi di lavoro”: de-tassazione degli straordinari! Evviva! Siamo con te – echeggiano – Veltrusconi in sala. Chi ha un minimo di conoscenza del lavoro, anche un semplice delegato sindacale, dovrebbe conoscere gli studi che da decenni si attuano sul rapporto fatica/lavoro, ossia sulla stanchezza del lavoratore. Senza entrare troppo nei particolari né ingombrare spazio con grafici, si sa che l’attenzione è vigile nelle prime quattro ore di lavoro, poi inizia a decrescere nelle successive due, mentre nelle ultime due finisce per crollare. Non bisogna essere degli scienziati per capirlo: chiunque lavori od abbia lavorato lo sa. In un Paese flagellato da anni, sempre più, dalla piaga dei morti sul lavoro, la “bella pensata” è quella d’aggiungere altre ore di lavoro all’orario: dai, che così ti porti a casa una bella “busta”! Insieme alla roulette russa. Veltrusconi plaude. E’ naturale pensare che, se aggiungiamo ore di lavoro, la fatica aumenta, la qualità del lavoro decresce ed il rischio di farsi male aumenta enormemente. Risultato: lavoratori sempre più stanchi, maggior incidenza del rischio. Per lor signori, invece, gli straordinari significano meno persone impiegate (e, quindi, minori costi fissi) ed un maggior sfruttamento del singolo lavoratore. Ne crepa qualcuno? E beh? Quanti minuti di silenzio si possono fare nelle ventiquattr’ore?Il denaro può rappresentare certo una motivazione, ma se il lavoratore – proprio perché sono sempre meno e lavorano di più – quando torna a casa ritrova i figli disoccupati o sotto-occupati, che fa? S’attacca ai 200 euro di straordinario? Il modello proposto, e benedetto da Veltrusconi – inutile girare intorno al problema – è quello americano: paghe basse, lunghi orari di lavoro, poche vacanze. Insomma: trotta e galoppa (se ci riesci) in silenzio. E’ sotto gli occhi di tutti quale “miracolo economico” stiano vivendo gli USA con questa impostazione. E veniamo alla seconda “pensata” di Emma. Per scaldare la platea, è sempre utile dare addosso ai fannulloni, che sono identificati con i maledetti statali. Emma non pensa che, così parlando, demotiva ancor più milioni di statali, ma Emma non ha una cultura dello Stato: d’altro canto, la classe imprenditoriale italiana non ce l’ha mai avuta. Veltrusconi, in sala, ammicca. [...] La nostra rampante presidentessa ascolta, e riesce ad intendere qualche brandello del dialogo. Qui – pensa – con quei due che blaterano sulle pensioni, corro il rischio di giocare la parte della bella statuina. Supera allora il grande Houdini e rilancia: «Le pensioni? Fine dell’età fissa per andarci (come se esistesse ancora): “indicizziamo” la pensione alla previsione di vita!» Scroscio d’applausi. Sì, qualcuno aggiunge: così le donne – in una sola “botta” – aumentano d’almeno dieci anni!. Risate, pacche amichevoli: l’atmosfera si galvanizza. Un tempo s’indicizzavano i salari, ossia la ricchezza prodotta, oggi t’indicizzano gli anni che ti restano da vivere. Ogni anno, l’occupazione nelle grandi imprese decresce pressappoco dell’1% e la produttività, ossia la ricchezza prodotta, cresce dell’identico valore: se vent’anni fa, con 100 operai si costruivano 100 automobili, oggi con 80 se ne fanno 120. Ci saranno pure i costi d’investimento, ma il rapporto fra le retribuzioni degli operai e dei dirigenti è passato da 1:100 ad 1:7000. Traccia evidente delle tasche nelle quali vanno a finire quelle 20 automobili in più, ed il risparmio di 20 operai. Un anno fa la benzina costava 1,25: adesso 1,50. La pasta 60 cent il pacco, oggi la stessa confezione costa 90 cent. Veltrusconi tace: qui, è meglio non parlare di “indicizzazione”. In questa “indicizzazione” della vita delle persone c’è tutta la protervia e la spocchia della razza padrona: noi siamo i proprietari delle vostre vite, del sangue e della linfa che scorre nei vostri corpi e ce la aggiudichiamo a colpi di riforme scritte dai nostri lacché veltrusconiani. Non esiste più una semplice vita, così, senza aggettivi: esiste solo una vita lavorativa, produttiva, fruttifera (per noi eletti). Non può esserci decrescita, scelta, contrazione d’inutili consumi: no, più orpelli sugli scaffali dei supermercati, più vita smarrita fra le catene di montaggio, più soldi per noi e per le nostre banche. Veltrusconi tace ma gongola: sa che avrà la giusta mercede, i trenta denari della tradizione. La razza padrona finge d’essere il “motore” della Nazione, dimenticando che – senza i muratori – Michelangelo non avrebbe mai costruito la cupola di San Pietro. Cos’ha costruito questa generazione di padroni del vapore? Ricordo anni lontani, quando ad Ivrea esisteva un’azienda in grado di produrre processori e software almeno di pari livello rispetto alla IBM americana. IBM varava il processore 286, Olivetti rispondeva con l’M24, diventando il secondo produttore mondiale di PC. Passano gli anni e, oggi, ad Ivrea gli stabilimenti Olivetti si sono trasformati nella solita archeologia industriale abbandonata: vetri rotti, ruggine, abbandono, dove un tempo gli Olivetti avevano costruito addirittura gli asili nido interni – tutto vetro, affinché i bambini potessero avere il meglio – per aiutare, e di conseguenza motivare, le loro maestranze. Quella era gente che poteva stare al livello di Reinhold Würth. Quel che poi è avvenuto ha nome e cognome: Carlo de Benedetti, grande boiardo di Stato, capace d’acquistare la SME per un terzo del suo valore, condannato in primo e secondo grado per la vicenda del Banco Ambrosiano. Assolto poi, provvidenzialmente, dalla Cassazione. De Benedetti dapprima trasformò un’attività produttiva – Olivetti – in una società di servizi, Omnitel, che infine divenne Vodafone. Si potranno raccontare mille storielle sulla vicenda de Benedetti, ma la realtà è una sola: l’ingegnere torinese, per Ivrea, è stato peggio di Gengis Khan. Deserto. L’altro bravo messere è morto suicida (almeno, questa è la verità ufficiale), ma vale la pena di ricordare come Raul Gardini riuscì a distruggere la chimica italiana in pochi anni di corruzione e d’incompetenza, a braccetto della classe politica dell’epoca, con l’affaire Enimont. Sono lontani i tempi dei premi Nobel per la Chimica italiani: oggi, la chimica italiana non esiste praticamente più. Poi, per decenni, lor signori sono andati a braccetto con la classe politica per il “sacco” dei fondi europei: con l’abile trucco d’assegnare alle Regioni la concessione dei fondi – le quali coinvolsero poi le Province – si riuscì a non dare una sola moneta senza, in cambio, ricevere qualcosa. Oggi, mentre Spagna ed Irlanda hanno mantenuto allo Stato la concessione dei fondi, possiamo osservare i risultati: capannoni abbandonati, costruiti in fretta per acchiappare i soldi, per avere i finanziamenti. E dopo? Dopo…pagheremo un buon avvocato, se necessario, ma il più delle volte non ce n’è stato bisogno. Se un De Magistris scopre l’inghippo – la questione dei depuratori in Calabria, storia di fondi europei – si caccia il magistrato. L’imperativo è uno solo: prendi i soldi e scappa. Ci sono anche bravi imprenditori, onesti e fantasiosi, che cercano di trasferire nella realtà il parto del loro ingegno: il più delle volte, si vedono surclassati dal furbacchione di turno che cerca solo appoggi politici. Il grave problema – tutto italiano – è che non sono certo questi imprenditori ad essere spalleggiati da Emma: l’interlocutore è, sempre, il potere politico colluso. Se Reinhold Würth è partito da una ferramenta ed ha costruito un impero, anche i Tanzi sono partiti da una salumeria: il primo si è espanso anche nel settore del fotovoltaico ed ha creato un’ampia collezione d’arte. Il secondo, ha finito per falsificare certificati di credito con lo scanner. Questa è la differenza fra una classe imprenditoriale – che guadagna, certo, per i rischi che corre e per le energie che investe nell’impresa – ed una di zecche lustrate a festa, solo buone a succhiare il sangue della nazione. Qualcuno s’è accorto che, con la de-tassazione degli straordinari, avverrà semplicemente che parti di produzione verranno spostate dall’area dell’orario normale allo straordinario? In pratica, elusione fiscale occulta. Perché tutto ciò può continuare di fronte alla platea degli italiani i quali, ordinatamente, si mettono in fila – almeno 70 su 100 – per approvare Veltrusconi e i suoi Casini? Hanno ragione quelle voci che stanno gridando da tempo – ciascuno con modi e stili diversi – al naufragio dell’informazione: Travaglio, Grillo, Barnard. Il cortocircuito inizia nelle redazioni dei giornali e delle TV, nell’assurda catena di “supervisori” che un giovane deve superare per essere ammesso alla professione: in pratica, c’è sempre qualcuno che deve garantire per te, altrimenti sei fuori. Quando, finalmente, il giornalista approda ad una scrivania, per anni avrà sempre un direttore responsabile che gli terrà il fiato sul collo: quando reagirà, finalmente, come i cani di Pavlov, allora riceverà la sua poltrona di comando. Se qualcuno, poi, sgarra, sono pronte le contromisure: qualcuno ricorda perché la RAI – in anni lontani – cacciò un grande attore come Dario Fo, premio Nobel per la Letteratura ? Dario Fo fa notizia: i tanti che non s’assoggettano, finiscono fuori nel più agghiacciante silenzio. In questo modo, la classe politica e quella imprenditoriale possono progettare, allenarsi ed eseguire i pessimi concerti che ci ammansiscono: perché non c’è contraddittorio, opinione a confronto, nulla. E, attenzione: potremmo affermare che l’intera Europa è prigioniera del potere finanziario che si sostanzia in queste performance. Solo in Italia, però, la rappresentazione va in scena con una scenografia, oramai, sudamericana. Per quel che era il Sud America vent’anni fa. Mediocri capitani d’industria hanno bisogno di pessimi politici, i quali si servono di sedicenti giornalisti per raccontare montagne di balle. Voilà, signori: il pranzo è servito.
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venerdì 20 giugno 2008
Economia italiana
Pubblicato da bob alle 18:06
Etichette: economia italia
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3 commenti:
Sembra quasi incredibile che siamo tornati a questo: non mi sono ancora abituato all'idea che siamo di nuovo sotto un governo Berlusconi. Ma tra queste leggi, quelle sull'informazione, quelle sulla giustizia, quelle sugli immigrati eccetera, penso che sia una cosa normale essere spiazzati. Anzi, non solo è normale, è anche auspicabile: il giorno in cui tutto questo schifo non ci farà più incazzare avremo dato loro un'altra vittoria.
P.S.: se ricopi un articolo esterno sul tuo blog è buona usanza citare la fonte originale e il nome dell'autore, aggiungendo anche un bel link ^^
non è solo questo governo berlusconi, la situazione italiana è in crsi profonda da una buona quindicina di anni a causa del malgoverno e del vuoto politico.
ho inseriro il link
Indubbiamente gli ultimi quindici anni non sono stati esattamente luminosi per il nostro Paese, ma facevo riferimento a certe leggi vergognose che questo bel governo sta portando avanti, e non mi riferisco solo a quelle "ad personam", che sono forse le più vergognose ma di certo non le uniche per le quali mettersi le mani nei capelli. Sigh.
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