Avevo già espresso il mio apprezzamento per i supergruppi, gli Asia sono probabilmente il miglior supergruppo che la storia del prog abbia avuto, ad esclusione degli ELP, se possono essere considerati tale. Autori di una decina di album fra gli anni 80 ed oggi, il capolavoro è sicuramente l'album d'esordio omonimo. Dopo lo scioglimento degli UK il bassista cantante John Wetton, che ormai conosciamo bene, comincia a lavorare con Steve Howe, il chitarrista che ormai ha abbandonato gli Yes. A costoro si uniscono prima Geoff Downes, tastierista dei Buggles, e poi il batterista Carl Palmer, dagli sciolti ELP. Questa formazione dura poco ma quanto basta per registrare un album capolavoro, questo, ed un album discreto, il secondo Alpha. Il resto della produzione è via via sempre meno apprezzabile, a causa di un evidente calo di ispirazione e di cambi di formazione, che vedono l'abbandono di Steve Howe prima e John Wetton poi, rimpiazzati da altri musicisti a rotazione. Nel 1990 il gruppo è protagonista di un bel concerto a Mosca, con Pat Thrall a sostituire Steve Howe, da cui è tratto un album semiufficiale intitolato Live in Russia, di cui consiglio l'ascolto. Quest'anno la band, che non ha mai smesso di pubblicare album, è tornata alla formazione originale ed ha pubblicato Phoenix, ben accolto dalla critica, che devo ancora ascoltare. Gli Asia raccolgono l'immediata eredità degli UK, che già avevano cominciato quella commistione di prog e pop, e la sviluppano ulteriormente portando ciascuno il proprio bagaglio musicale, si consideri che Geoff Downes è l'autore del brano Video killed the radio star (è il tizio con gli occhiali che si vede nel video). Ciò che ne viene fuori è un pop orientato verso il progressive, definito da alcuni AOR, cioè Adult Oriented Rock, un rock serio, un rock per ascoltatori maturi. Questa definizione non mi piace, visto che ho iniziato ad ascoltare gli Asia in tenera età apprezzandoli parecchio, gli Asia suonano quello che per me sarebbe il pop ideale, canzoni orecchiabili e facilmente memorizzabili, ma al contempo con cambi pregevoli, assoli seri e parti di difficile esecuzione. Il primo album incontrò il favore del pubblico, che lo eresse al primo posto della classifica degli album più venduti per nove settimane, mentre i singoli Only time will tell e Heat of the moment passavano continuamente in radio e su Mtv. L'album si apre proprio con Heat of the moment, pop song travolgente, orecchiabile, ballabile, citata da Cartman in una puntata di South Park e divenuta una classica hit degli anni 80. Non è neanche tanto semplice nell'esecuzione. La seconda è l'altro singolo Only time will tell, la mia preferita, con Carl fantastico al campanaccio. E' una canzone rock a conti fatti, con John che risulta adattissimo alla causa e Steve e Geoff che arricchiscono con inserimenti pregevoli sulla indovinatissima melodia. L'attacco è semplicemente divino. Si prosegue con Sole survivor, altra canzone prettamente rock che mia mamma una volta scambiò per una canzone di Sting. Qui è John a dettare il ritmo col suo basso, ancora una volta il ritornello colpisce come un martello e le partiture, piuttosto semplici, sono curatissime. One step closer è invece trascinato dalla chitarra, mai così pop, mentre Time again è la traccia più prog dell'album, poiché è leggermente più complicata delle altre nella costruzione, ma comunque orecchiabilissima. Wildest dreams è forse l'episodio meno interessante, è una canzone pop semplice e raffinata, carina. Without you è invece il momento intimista, è meno allegra delle altre, il titolo lo fa intuire, e propone una melodia dolce e malinconica per la quale la voce di John è perfetta. Cutting it fine è invece il momento di Geoff, dato che è lui il principale protagonista di quest'altra pop song pregevolissima. Il lavoro si chiude con Here comes the feeling, dal testo pacchianissimo e sdolcinatissimo, ancora molto orecchiabile e easy listening, anche se con virate ed aperture di elevato livello tecnico. La voce calda e passionale di John si adatta benissimo al nuovo sound, come il suo basso che detta il ritmo senza invadere il campo; Carl attenua leggermente i toni senza perdere la precisione maniacale delle sue percussioni e senza risparmiare alcune uscite più complicate e cervellotiche; Steve recupera i momenti più pop degli Yes e li ripropone nella sua nuova band; Geoff porta quella componente disco che rende il sound Asia particolare ed originale. Ultima nota, la copertina è stata disegnata da Roger Dean, colui che disegnava le copertine degli Yes, passato ora dalla matita al mouse, con la tecnologia che avanza. Da questo momento l'artista abbandona gli scenari fantasy per passare a tematiche futuristiche e spaziali, inoltre porterà miglioramenti a livello di implementazione al noto programma di grafica Photoshop. Non credo alla teoria della svolta commerciale dei quattro, secondo la quale l'intera operazione sarebbe stata solo una manovra commerciale studiata a tavolino, credo più che sia stata un'iniziativa spontanea e il suono che ne è uscito fuori era semplicemente il più adatto ai tempi che correvano, e a me piace molto. Musicisti di tale livello e tale fama non avevano sicuramente bisogno di denaro e di certo non si sarebbero sputtanati per qualche soldino, resta il fatto che i progster più incalliti storcono il naso (o le orecchie) all'ascolto degli Asia, ma io non la penso così.
martedì 9 settembre 2008
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3 commenti:
Ti ricordi di quando eravamo soliti danzare?
P.S.: non so quanto Heat of the moment sia effettivamente difficile da suonare, ma a Frets on fire è la canzone più facile che ho, infatti quando ci gioco suono sempre quella. Per dire.
l'ho riascoltata ieri, effettivamente non è così difficile, qualche anno fa mi sembrava molto più complicata.
sarai cresciuto.
ehm....
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