lunedì 1 febbraio 2010

Pentacle - La Clef Des Songes (1975)

I Pentacle sono stati una one shot band dalla Francia e una mia recente scoperta, a dimostrazione che esistono ancora tante tante band oscure che aspettano solo di essere scoperte e spolverate. Il prog in Francia ha stentato inizialmente ad attecchire, questo a causa della ben nota riluttanza dei francesi a qualsiasi novita' proveniente dall'estero. Basta dire che pochissimi gruppi transalpini cantano in inglese. Ma proprio per questo, una volta assimilati i modelli anglosassoni, i francesi hanno cominciato a fare prog a loro modo, apportando sincere novita' al genere. I due gruppi principali sono i Magma, inventori di uno stile personale che taglia completamente con l'esperienza delle band albioniche, e gli Ange, piu' orientati verso un Genesis-sound ma molto influenzato dalla musica popolare locale e dagli Chansonier. La band di cui mi accingo a parlare attinge molto dai modelli inglesi invece, pur personalizzando parecchio il proprio sound. I Pentacle si formano a Belfort nel 1971 e sono formati da Claude Menetrier ad organo, moog e piano, Michel Roy a batteria e voce, Gerald Reuz a voce, chitarra elettrica ed acustica, Richard Treiber a basso e chitarra acustica. Il loro stile e' caratterizzato da arie inquiete, spesso tristi se non tragiche, in cui la chitarra elettrica fa da padrone, con un canto sottile ma molto presente, tastiere che sullo sfondo creano tappeti carichi di pathos e decadenza, sezione ritmica precisa e ben udibile. La band francese deve molto alla lezione dei King Crimson, soprattutto quelli romantici e decadenti del primo album, il cui stile chitarristico e' spesso imitato, come anche le emozioni che il gruppo vuole comunicare. La Clef Des Songes e' stato registrato in appena 8 giorni ed inizia con la title-track, la quale si apre con una chitarra elettrica subito tragica e corposa, che si alterna al canto accompagnato dalle tastiere, a creare un'atmosfera tesa e malinconica. Nella parte centrale tastiere e chitarra condividono un bellissimo assolo per poi tornare sulle note iniziali. Un ottimo brano di apertura, la band dichiara immediatamente le proprie drammatiche intenzioni. Naufrage prosegue sulla stessa falsariga, con folate di vento e una chitarra tristissima; quando poi irrompe il canto la chitarra diventa acustica e l'aria ancora piu' decadente. Ben presto la traccia prende forma intorno ad un indovinatissimo e struggente ritornello cantato. La chitarra elettrica ripete il suo lavoro di ricamo nella parte centrale per poi tornare sui propri passi secondo uno schema collaudato, anche se stavolta la band ci regala una variazione in coda che rende la traccia un pochino piu' movimentata. L'ame Du Guerrier e' stavolta introdotta dalle tastiere con la chitarra che si accoda nell'accompagnamento; quando parte il canto, col morale sottoterra tanto per cambiare, Gerald imbraccia ancora l'acustica, mentre basso e batteria si fanno sentire con decisione. Nella parte centrale vi e' un'altra volta un'escursione strumentale, con tutti e quattro i musicisti che ci danno dentro alla grande, mantenendo l'atmosfera tesa ed oscura nonostante le numerose variazioni tematiche. Uno stupendo assolo di chitarra eleva ulteriormente una delle canzoni piu' belle di questo disco. Les Pauvres comincia con l'acustica in evidenza ad accompagnare il canto, senza altri strumenti a parte un leggero mellotron. I Pentacle sono ancora una volta bravissimi nel suscitare nell'ascoltatore sentimenti come angoscia, sgomento, malinconia. In seguito attacca la chitarra elettrica con batteria e basso, ma e' solo un attimo, poiche' la traccia torna sui suoi binari acustici e si trascina cosi' lentamente verso la sua tragica conclusione. Complot e' un brano leggermente piu' arioso, aperto e corposo, anche se il morale non si solleva molto ascoltando la tristissima voce di Gerald. Il motivo e' sempre stupendo in tutto il suo lirismo, basso e batteria si ritagliano il loro spazio, la chitarra ci fa' dono di un altro splendido assolo, per una canzone che tenta qualche variazione senza pero' mutare l'atmosfera opprimente che permea tutto il disco. Le Raconteur e' la traccia finale e anche la composizione piu' lunga con i suoi 10 e passa minuti. Se vogliamo e' una summa di quanto fatto sentire finora, solo che stavolta c'e' piu' tempo per sentire qualche cambio di tempo e di tema, e infatti ce ne sono a palate. A tratti la canzone diventa persino veloce, in ogni caso sempre stupenda. La Clef e' un album bellissimo, carico di poesia, tenebre e melodia, anche se questa e' spesso malata e cupa. Il cantato in francese dona ulteriore fascino.

1 commento:

aragnof ha detto...

Recensione davvero perfetta, album tutto da scoprire