Apriamo una parentesi sul prog svedese: il prog in Svezia ha attecchito fin dalla fine degli anni '60, producendo numerose valide band e fior fior di musicisti. Il gruppo piu' importante sono stati i Kaipa di Roine Stolt, oggigiorno affermato musicista attualmente in forza agli americani Transatlantic, ma moltissime altre band si sono succedute negli anni e ancora oggi molta valida musica proviene dal paese scandinavo, basti citare i Flower Kings (fondati dallo stesso Stolt), gli Anekdoten, gli Isildurs Bane, i Landberk, gli Anglagard o la stessa Diablo Swing Orchestra. Il genere solitamente preferito e' un rock sinfonico alla Genesis, arricchito di elementi folk scandinavi, mentre altri preferiscono soluzioni piu' pesanti vicino a certo metal caro ai Tool. Inutile dire che preferisco la prima categoria. I Trettioariga Kriget presentano numerosi caratteri sinfonici ma non sono limitati a questi, il loro stile e' un hard prog con ottimi arrangiamenti tastieristici e una chitarra principale protagonista che ricorda molto lo stile di Robert Fripp. La loro carriera e' divisa in due parti ben distinte: durante gli anni '70 vengono pubblicati 5 album recanti uno stile molto vicino al pop con scarni elementi progressive, quasi un AOR d'annata, ben riassunti nella raccolta Om Kriget Kommer 1974-1981 della quale consiglio l'ascolto, dopodiche' la band si ritirera' dalla scene vista anche la supremazia di altri generi musicali durante gli anni '80, ma tornera' nel 1992 producendo altri 5 album leggermente diversi nello stile. Stavolta il suono e' piu' tipicamente prog, i brani si dilatano ed arricchiscono, senza pero' perdere la forma canzone e la semplicita' che caratterizza questa band. Infatti il motivo principale per cui adoro i Trettioariga ed in particolare questo album e' l'immediatezza, l'assoluta assenza di soluzioni complesse, ridondanti o contorte, che rende ogni canzone facilmente assimilabile, anche se sempre di prog si tratta. La chitarra non cerca mai esecuzioni infinite con mille note sparate in pochi secondi, ma si mantiene piu' easy listening possibile, cercando piuttosto di colpire il cuore dell'ascoltatore con trame calde ed emozionanti. Questa seconda parte di carriera e' secondo me piu' interessante e l'abum che vado a recensire e' a parer mio il migliore della loro discografia, in attesa di ascoltare l'ultimo pubblicato proprio in questi giorni. Il gruppo e' composto da Stefan Fredin al basso e alla voce, Dag Lundquist alla batteria e voce, Christer Akerberg e' il chitarrista, Robert Zima il cantante, Mats Lindberg si occupa di organo, piano e mellotron. L'album comincia con Ljuset, la traccia piu' lunga con i suoi 9 minuti e una delle intro piu' lunghe che la musica ricordi, ma e' una fantastica intro. La chitarra comincia a spennellare il motivo principale che si fa sempre piu' corposo ed insistente, ed e' semplicemente magnifico. Dopo tre minuti di divagazioni per chitarra la canzone e' finalmente sui suoi binari e Robert comincia a cantare. La semplice struttura strofa-ritornello rende questa bellissima canzone immediatamente digeribile, pur nella sua ricercatezza sonora. Si va avanti cosi' sino alla fine, con la chitarra che continua a giocare sul motivo principale e la voce che si ritaglia la sua parte. Night Flight comincia con celestiali arpeggi di chitarra e la voce di Robert che intona subito un motivo dolce ed orecchiabile, finche' Christen non lascia partire un giro di chitarra che reggera' da solo tutta la canzone, la quale si sviluppa in pratica su di esso. Giro di chitarra che puo' sembrare gia' sentito e scontato, ma dopo pochi ascolti si pianta in testa e non ne esce piu'. Un giro di chitarra incredibilmente semplice ma per questo estremamente ficcante. Lang Historia parte subito con un riffone di chitarra hard e catchy, che fungera' ancora una volta da colonna portante per tutta la durata del brano. Brano che in seguito lascia spazio alla voce accompagnata bene dagli altri strumenti, che disegna una bella melodia a meta' fra prog e hard. La canzone sterza ancora una volta per tornare sui suoi passi e riproporre il riff iniziale e concludere cosi' la traccia. La title-track vede la solita chitarra ad aprire il pezzo con un'ottima escursione, prima di essere incalzata dalla voce. Tutta la canzone e' giocata sull'alternanza fra momenti chitarristici ed altri piu' prettamente vocali. Mote prova qualcosa di diverso, con una intro di chitarra acustica a meta' fra sudamerica e medio oriente. In seguito il pezzo si sviluppa su un bellissimo giro di chitarra elettrica, che non smette di far la parte del leone in questo album. L'elettrica e l'acustica continuano a duettare fino alla fine, a costruire una canzone coinvolgente e romantica. Molnbudet e' un breve intermezzo di due minuti, si tratta di una ballata per acustica e voce, dolce e malinconica, come ogni ballad che si rispetti. Si passa cosi' a Night Flight-77: echi pinkfloydiani aprono il brano, chitarra e basso si fanno eterei e siderali, in seguito la traccia comincia a prendere corpo, facendosi solenne e drammatica. L'ultima parte torna a lambire lidi spaziali per un gran finale. L'ultima, Gnistor, e' una lunga composizione (8 minuti), che affida l'apertura all'acustica e alla voce, le quali tessono una trama decadente che via via si fa sempre piu' insistente fino al ritornello orecchiabilissimo. Tutta la canzone e' giocata sulla riproposizione del ritornello e strazianti assoli di una decadentissima chitarra. Uno stupendo disco guitar-oriented, detto da uno che predilige piuttosto le tastiere, abbiamo a che fare con uno dei capolavori del genere. Peccato per la lingua svedese che rende praticamente incomprensibile ogni loro canzone (non hanno mai cantato in inglese) ma allo stesso tempo dona quel tocco di esotismo. Straconsigliato.
lunedì 2 maggio 2011
Trettioariga Kriget - Elden Av Ar (2004)
Pubblicato da bob alle 00:40
Etichette: trettioariga kriget
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