domenica 24 luglio 2011

London Underground - London Underground (2000)

Quando si ascolta questo album per la prima volta si tende a collocarlo probabilmente in Inghilterra verso la fine degli anni '60. Niente di piu' errato. I London Underground, nella prima formazione datata 2000, sono un trio tutto italiano composto dal drummer e vocalist Daniele Caputo, conosciuto agli addetti per aver suonato con gli Standarte, Marco Poggiesi con basso e banjo, ed il tastierista Gianluca Gerlini che suona un sacco di strumenti vintage come moog, mellotron, clavinet, oltre a piano, organo e synth naturalmente. Gia' questo e' un motivo sufficiente per ascoltarli. Se poi aggiungiamo che il loro stile e' un prog influenzato dalla tradizione italiana, ma basato molto sul classico brit-pop anni '60, Beatles e Kinks in primis, allora non vedo un solo valido motivo per non dare a questa band una chance. Quattro diversi session men si occupano delle parti di chitarra, a dire il vero non molto presente in questo disco. I testi, in un perfetto inglese, sono spesso goliardici, quando non non-sense, e trattano varie tematiche senza mai prendersi troppo sul serio, soprattutto per quanto riguarda l'amore. La musica e' un piacevolissimo connubio fra sonorita' tardo sessantine, psichedeliche e poppeggianti al punto giusto, e prog rock italiano ma non troppo, che aggiunge ancora pop ma anche atmosfere calde ed avvolgenti. Il tastierista e' molto bravo e sempre a suo agio, basso e batteria formano una coppia affiatata ed affidabile, mai sopra le righe ma neanche troppo in disparte. La voce e' profonda e cangiante a seconda dell'umore del brano, esattamente come un bravo cantante dovrebbe fare. Il disco si apre con Kultual Opus #1: si tratta di 20 secondi di rumori, completamente inutile. Con Magda K. si entra subito nel vivo con uno dei pezzi migliori del disco, trascinato dalle tastiere e dal basso, con un ottimo inserto vocale. Atmosfere malsane e disturbanti, quasi noise, con la tastiera che viaggia libera lambendo terreni psichedelici e il cantante che si chiede dove sia la sua mente, finendo con il rispondersi che e' dove esattamente dovrebbere essere: su un piatto congelato. Il finale e' puramente rumoristico. Worst is Yet to Come e' la traccia piu' bella del lotto, molto probabilmente: orecchiabile, quasi pop, ancora trascinata dalle tastiere ma lasciando piu' spazio alla voce stavolta, con basso e batteria sempre in ottima forma. Testi che stavolta parlano di rapporti interfamiliari, asserendo che i membri della tua famiglia sono le persone delle quali dovresti diffidare di piu'. Il finale si rivela essere la parte migliore del pezzo, con una lunga coda conclusiva dominata dalle tastiere. Squadron Leader e' un pezzo piu' breve e canonico, molto rockeggiante, con ottime pulsazioni di basso, si ode finalmente una chitarra che duetta eccellentemente con le tastiere, anche se queste tendono sempre a prevalere. Canzone semplice nella struttura ma con contenuti interessantissimi, purtroppo non riesco a capire bene il testo. Everywhere I Go e' un brano basato inizialmente su chitarra acustica e basso, con anche una tuba, e la voce che ci parla d'amore. Dopo un minuto e mezzo circa cambia completamente tingendosi di psichedelia indiana, qualcosa gia' sentito fare dalla Mahavishnu Orchestra per intenderci, con il sitar in evidenza, organo, basso, batteria e voce in un trionfo di colori. La coda finale e' sempre qualcosa di completamente inaspettato. Mass Baptizer ??? e' un pezzo molto rock, con la sezione ritmica ben udibile come piace a me, tastiere e voce a duettare con rimarchevoli risultati. Traccia non lunghissima, poco piu' di 4 minuti, ma in grado di cambiare timbro piu' di una volta risultando cosi' il pezzo piu' accostabile al prog classicamente definito. Was She Worth my Time e' la traccia piu' lunga dell'album (7 minuti e mezzo) e purtroppo quella meno riuscita, o forse quella che meno mi piace, perche' difetti oggettivi non ne ha, ma risulta una ballad lenta e malinconica, romantica e decadente, a mio parere eccessivamente. E la lunghezza del brano di certo non aiuta. Le liriche salvano il salvabile, parlando con toni ironici e sarcastici del rapporto amoroso del cantante. Love is a Beautiful Thing e' una breve traccia, veloce e rockeggiante, trascinata dalla voce e dalle tastiere, che parla d'amore come si puo' facilmente intuire. Se e' un tributo ai Beatles e' perfettamente riuscito. Watcha Gonna Do e' un pezzo speculare al precedente: rapido, breve e carico di groove, prodotto dalla solita premiata ditta tastiere + basso. Stavolta il cantante si lamenta del posto in cui vive, piuttosto noioso a suo dire. Band che merita senz'altro un ascolto per le buone idee che propone, uno stile piuttosto unico, siparietti divertenti, psichedelia trascinante e vibrazioni pop radiofoniche. Hanno registrato altri due album, uno molto carino che eventualmente recensiro' e uno uscito l'anno scorso che devo ancora ascoltare.

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