domenica 19 aprile 2020

20 ulteriori canzoni prog delle quali non potrete piu' fare a meno

Rieccoci al nostro consueto appuntamento con le 20 canzoni prog appartenenti ad album che non rendono loro giustizia. Enjoy.
Aaron English - Animals Like Us/Sea Of Nektar (da All the Waters of This World, 2002) Aaron English e' un compositore americano dedito ad una piacevole mistura di world music, progressive, rock tradizionale e pop. Stile e voce molto simili a certe composizioni del Peter Gabriel solista, l'album da cui queste due canzoni, a mio parere egualmente ben scritte ed eseguite, sono estratte e' considerato dalla critica il migliore della sua fin qui breve carriera. Aaron canta e suona il piano, affidandosi ad uno stuolo di collaboratori per dare forma alla sua idea di musica, ricca ed elaborata, ma mai astrusa o di difficile ascolto, anzi, la sua proposta e' orecchiabile ed easy listening. Un artista molto poco conosciuto ma incredibilmente talentuoso al quale val la pena dare un ascolto.
Azymuth - Jazz Carnival (da Light as a Feather, 1979) Gli Azymuth sono una band brasiliana innamorata del jazz e della fusion, e si sa che da quelle zone arriva la miglior fusion del mondo. Il motivo principale di questa meravigliosa cavalcata strumentale, sospesa fra funk, escursioni strumentali, ritmi sudamericani ed un refrain irresistibile, fu la sigla del programma Mixer, condotto da Paolo Liguori negli anni '90. I musicisti di questo validissimo gruppo formato nel 1971 e ancora in attivita' sono Jose Roberto Bertrami alle tastiere, Alex Malheiros al basso ed alla chitarra ed Ivan Conti a batteria e percussioni, funamboli brasiliani nel vero senso della parola. Questa canzone e' solo un assaggio delle loro capacita', se piace consiglio di provare anche il resto.
Campo Magnetico - Appuntamento al Buio (da Li Vuoi Quei Kiwi?, 2016) Unico album finora della band Campo Magnetico, formatasi a Belluno nel 2014 e che propone un interessante prog psichedelico con influenze jazz, elettroniche e minimaliste. Il sound e' completamente strumentale, e si basa perlopiu' sul flauto di Gianni Carlin, coadiuvato da Emanuele Burigo alla chitarra, Antonio Nabari al basso ed Enrico Tormen alla batteria. L'album e' stato autoprodotto e stampato in sole 100 copie, percio' e' praticamente introvabile su supporto fisico, ma lo si puo' sempre scaricare online per fortuna. Lavoro non riuscitissimo nel suo insieme, anche se le tracce piu' brevi non sono male, la band deve migliorare un po' l'amalgama e l'affiatamento sulle composizioni piu' lunghe e complicate, a mio parere. Appuntamento al Buio e' comunque ben riuscita, nettamente divisa in due parti, la prima condotta dal flauto e la seconda da un indovinato intreccio chitarra/batteria, in un'atmosfera groovy e calda.
Daemonia - Mater Tenebrarum (da Dario Argento Tribute, 2000) I Daemonia sono uno spin-off dei Goblin formati da Claudio Simonetti all'inizio del millennio in corso ed autori di un paio di album, composti soprattutto da cover di canzoni dei Goblin ed Ennio Morricone, piu' qualche traccia originale, come questa stupenda Mater Tenebrarum, quasi epic metal nel suo incedere e nel canto in latino. Oltre al summenzionato tastierista ex Goblin, il quale suona ancora in giro per il mondo e viene qui a Kansas City quasi ogni anno, si adoperano alla buona riuscita dell'opera Federico Amorosi al basso, Nicola Di Staso alla chitarra, Titta Tani alla batteria e Hong Mei alla voce. Non penso serva aggiungere altro, il curriculum di Claudio parla per se', se vi piacciono i Goblin allora anche i Daemonia meritano una chance.
Dream Theater - Take the Time (da Images And Words, 1992) Non penso sia necessario alcun tipo di presentazione per i Dream Theater, probabilmente la band prog-metal piu' famosa al mondo, emersa proprio mentre emergeva il mio apprezzamento per la musica progressiva. Gruppo al quale sono quindi molto affezionato per avermi in qualche modo svezzato musicalmente, ma il quale e' stato poi superato nei miei gusti da altre band venute prima di loro che io ho pero' scoperto dopo. Images & Words e', secondo la critica, il loro miglior album alla pari di Metropolis Part II del 1999, e' un album per il quale nutro sentimenti particolari e di cui consiglio vivamente l'ascolto, e questa canzone e' secondo me la migliore del lotto (Pull Me Under e' un'altra hit di questo riuscitissimo lavoro). I musicisti componenti della band, oggigiorno famosissimi, si sono conosciuti nel 1985, quando due compagni freschi del conservatorio di Long Island, New York, uno dei piu' prestigiosi al mondo, cercavano un batterista ed un cantante per mettere su una band che unisse le sonorita' degli Yes, dei Rush e degli Iron Maiden, gruppi di riferimento dei due compagni, il chitarrista John Petrucci ed il bassista John Myung. Fortuna volle che Mike Portnoy, uno dei piu' abili batteristi che il mondo abbia mai visto, rispondesse all'annuncio, seguito dal cantante canadese James LaBrie. Infine Kevin Moore, tastierista, contattera' la band di sua iniziativa per chiedere di poter collaborare, e questa e' l'ultima delle incredibili coincidenze che ha messo insieme cinque dei piu' tecnici e talentuosi musicisti in circolazione. Il resto e' storia, i Dream Theater continuano a sfornare lavori di pregevole fattura tuttora, hanno contribuito quasi esclusivamente alla nascita di un genere, del quale hanno definito i canoni e dettato le direttive per decine di gruppi cloni; imprescindibili per qualunque amante del prog e del metal.
Galadriel - Nunca Da Noche (da Muttered Promises From an Ageless Pond, 1988) Gruppo spagnolo autore di quattro album fra il 1988 ed il 2007, il loro e' un prog molto dolce, etereo, acustico, sospeso in atmosfere sognanti e romantiche. La band e' formata da Jesús Filardi alla voce, Manolo Macia alla chitarra, Manolo Pancorbo all'altra chitarra ed al basso, David Aladro alle tastiere e Alcides Trindade alla batteria. Niente di eccezionale, ma neanche tutto da buttar via.
Gekko Projekt - Black Hole (da Electric Forest, 2002) Quartetto di Los Angeles, i Gekko Projekt propongono un prog molto vicino al rock classico, quindi composizioni semplici e canoniche, strofa-strofa-ritornello, ma tutto fatto con uno stile piu' complesso del solito, un rock elaborato che porta le canzoni a durare cinque o sei minuti, condite di assoli e variazioni sul tema. Uno stile che incontra decisamente i miei gusti, immerso in atmosfere allegre e spensierate, in netto contrasto con i testi fra l'altro, che ne elevano ulteriormente il livello. Peter Matuchniak alla chitarra, Vance Gloster alle tastiere ed alla voce, Rick Meadows al basso ed Alan Smith alla batteria formano questa combo sconosciuta ai piu' ma secondo me validissima. Val sicuramente la pena dare un ascolto ai loro due album.
Gizmodrome - Stay Ready (da Gizmodrome, 2017) Cosa succede se metti insieme Stewart Copeland, batterista dei Police, Mark King, bassista del gruppo pop Level 42, Vittorio Cosma, tastierista di estrazione classica che ha suonato con P.F.M. ed Elio e le Storie Tese fra i tanti, ed infine Adrian Belew, chitarrista dei King Crimson? Questo bislacco Gizmodrome, prog molto zappiano e poppeggiante, purtroppo raramente convincente. Oltre a Stay Ready si distingue anche Ride Your Life, ma le aspettative che avevo su quest'album sono andate purtroppo deluse. Speriamo in un seguito all'altezza del livello dei musicisti coinvolti, forse troppo agli antipodi come stile ed estrazione musicale.
Grey Lagoon - Mechanical Heartbeat (da Syncretic, 2006) I Grey Lagoon vengono da Roma ed hanno inciso due album fra il 2006 ed il 2012. Il loro e' un mix di prog di stampo moderno, oserei dire Chroma Key, e Canterbury Sound, con ampie spruzzate di elettronica e ritmi danzerecci, molto particolare e riconoscibile; composizioni in genere rette da robusti e rocciosi riff di basso, mentre chitarra e tastiere disegnano le melodie, per uno schema ampiamente visto in passato ma qui ben eseguito e originale abbastanza. I musicisti sono Roberto Cruciani al basso (davvero bravo) ed alla voce, i fratelli Massimo e Fabrizio Calcabrina rispettivamente a tastiere e batteria, con Gianni Boschetti alla chitarra, ed dopo un primo album incoraggiante riescono a rimediare una collaborazione con Daevid Allen e con Niels Van Hoorn, gia' con i Legendary Pink Dots e gli Strange Attractor, che portera' alla registrazione dell'album Valentine Days nel 2012, album purtroppo deludente, decisamente un passo indietro rispetto all'esordio. E cosi' si conclude la breve avventura di questa meteora del mondo prog, davvero un peccato.
Khan - Mixed Up Man of the Mountains (da Space Shanty, 1972) I Khan sono stati una band incubatrice di musicisti che poi andranno a formare gli Egg, i Gong, gli Hatfield and the North e finanche i National Health. Formatasi a Londra nel 1971 e dissoltasi nel 1972, il suo unico lascito e' questo acerbo quanto affascinante Space Shanty, dal quale estraggo la traccia a mio parere meglio riuscita. Sono canzoni ancora molto rockeggianti, che pero' lasciano intravvedere quelle caratteristiche che poi saranno meglio sviluppate e formeranno le linee guida per sottogeneri come lo stile di Canterbury e lo psych-prog. Steve Hillage, che non necessita presentazioni, e' il chitarrista, cantante, nonche' autore delle musiche, Nick Greenwood suona il basso, Eric Peachey e' il batterista, mentre un giovane Dave Stewart mostra tutta la sua bravura alle tastiere.
Leprous - Foe (da Coal, 2013) Traccia estratta dal quarto album dei norvegesi Leprous, arrivati alla settima pubblicazione l'anno scorso e ormai affermatisi come realta' solida e concreta della scena prog-metal. Il loro non e' solo prog-metal, e' una fusione di diversi stili di metal, dall'heavy al death al tech, solitamente etichettato come avant-garde metal, in cui le chitarre funamboliche e la voce pulita sono solitamente i protagonisti principali. Ascoltate questa canzone e rimarrete conquistati dalla loro proposta. I membri della band, tutti giovanissimi, sono: Einar Solberg alla voce ed alle tastiere, Tor Oddmund Suhrke alla chitarra, Øystein Skonseng Landsverk all'altra chitarra, Rein Blomquist al basso e Tobias Ørnes Andersen alla batteria; li vidi qui a Kansas City nel 2014 o 2015, fecero un gran bel concerto e giovani fan accorsero numerosi, con mio gran piacere. Quella sera conobbi anche una cam girl che mi invito' a casa sua per una cosa a tre con il suo ragazzo. Declinai gentilmente l'offerta.

Mellow Candle - Heaven Heath (da Swaddling Songs, 1972) Band irlandese dallo stile prevalentemente folkeggiante ma sporcato di rock e blues, come tanti gruppi stavano facendo in quegli anni con diversi dosaggi. Un solo album all'attivo, tranne un'altra pubblicazione negli anni '90 che pero' semplicemente recupera alcune canzoni non incluse nel primo album. La caratteristica principale e tratto distintivo dei Mellow Candle e' l'uso di una doppia voce femminile, per il resto si tratta perlopiu' di ballate e piacevoli canzoni rock'n'roll anni '70, dalle quali spicca Heaven Heath a mio parere. I componenti sono Alison Williams alla voce, Clodagh Simonds all'altra voce ed al piano, David Williams alla chitarra, Frank Boylan al basso, William Murray alla batteria.
Museo Rosenbach - Zarathustra (da Zarathustra, 1973) Album culto del progressive italiano ma anche del prog in generale, i Museo Rosenbach si formano a Bordighera nel 1971, producono l'album in questione e si sciolgono, per poi riformarsi per pochi anni e con una formazione diversa a cavallo del 2000 e pubblicare altri due album, decisamente inferiori. La traccia che ho scelto e' una lunga suite che occupa tutta la prima facciata dell'omonimo disco, 20 minuti di puro prog italiano, fra sfuriate hard, barocche cavalcate di tastiera, momenti sinfonici, minimalismo e psichedelia; sul tutto domina la possente voce di Stefano Galifi, che oggi canta ne Il Tempio delle Clessidre. Completano la formazione Enzo Merogno alla chitarra, Pit Corradi alle tastiere, Alberto Moreno al basso ed al piano e Giancarlo Golzi alla batteria. Tutto l'album e' un piccolo gioiello, ma questa canzone e' entrata negli annali, testi impegnati a sfondo filosofico come si puo' intuire, gran ritmo e fluidita' di ascolto.
Napoli Centrale - Abbasso lo Zio Tom (da Napoli Centrale Featuring James Senese, 1997) I Napoli Centrale sono stati un gruppo importantissimo per lo sviluppo e la diffusione del jazz-rock in Italia, sono stati anche una delle prime band nostrane ad annoverare componenti stranieri. Nati all'inizio dei '70, pubblicano il miglior materiale fra il 1975 ed il 1977: Napoli Centrale, Mattanza e Qualcosa Ca Nu Mmore sono lavori imprescindibili se vi piace il genere, anche se la mia canzone preferita e' tratta da un album estemporaneo, quando James Senese era gia' fuori dal gruppo ma aveva comunque acconsentito ad una collaborazione. Dicevamo di Gaetano detto James Senese, meticcio napoletano e afro-americano, suo padre torno' in North Carolina 18 mesi dopo la sua nascita senza fare piu' ritorno, imparo' a suonare il sax a 12 anni e pochi anni dopo decise di formare i Napoli Centrale con Franco Del Prete alle tastiere, coadiuvati da Toni Walmsley al basso, Mark Harris alle tastiere, ed Agostino Marangolo alla batteria, il quale sarebbe andato nei Goblin un paio d'anni dopo. Abbasso lo Zio Tom e' una canzone stupenda, ritmo sempre sostenuto, fiati gran protagonisti, chitarra presente e tastiere in grande spolvero, la componente rock e' qui prevalente, ma la parte migliore sono i testi, che inventano un dialogo fra uno schiavo di colore ed il suo padrone.
Ornithos - L'Orologio (da La Trasfigurazione, 2012) Progetto parallelo di alcuni membri del Bacio della Medusa, di cui ho gia' recensito l'ottimo album Discesa agli Inferi di un Giovane Amante, gli Ornithos propongono uno stile molto simile, forse meno hard e piu' folk, ma comunque prog italiano classico, molto Banco e qualche influenza Tulliana, molto godibile in linea generale. Il loro unico album e' piacevole, e questa e' la mia traccia preferita, dominata da fiati e tastiere, melodica e rapida al punto giusto, con qualche azzeccato cambio di tempo. I membri della band sono Diego Petrini a batteria e tastiere, Eva Morelli ai fiati, Federico Caprai al basso, Antonello De Cesare ad una chitarra, Simone Morelli all'altra chitarra ed infine Maria Giulia Carnevalini e' la cantante. Progetto interessantissimo di alcuni dei musicisti italiani piu' dotati della scena contemporanea.
Phaedra - Dicono (da Ptah, 2010) Band di Trento la cui fondazione ci porta indietro fino al 1993, i Phaedra riusciranno a pubblicare un album solo nel 2010, lo splendido Ptah da cui questa canzone e' tratta. Gruppo di non facile gestione vista la line-up di 8 elementi, e forse per questo le loro pubblicazioni sono state cosi' sporadiche, solo due album fra il 2010 ed il 2013. Propongono un prog che classificherei come appartenente alla corrente neo, temi romantici e musica orientata alla melodia, con abbondanti fughe strumentali, cambi di tempo e tecnicismi, in un clima pastorale e sinfonico, massiccia l'influenza italiana ed inglese. Gli otto musicisti sono Claudio Granatiero al canto, Stefano Gasperetti a tastiere e chitarra, Matteo Armellini alla batteria, Claudio Bonvecchio al basso ed alla chitarra, Fabrizio Crivellari al flauto, Elisabetta Wolf ed Antonio Floris al violino, infine Davide Tabarelli alle tastiere. "Dicono" e' un brano d'effetto, dall'altissimo livello tecnico senza risultare cervellotico o poco orecchiabile, con testi apocalittici che suonano incredibilmente attuali visti gli strani tempi che corrono.
Santana - Fried Neckbones and Home Fries (da San Mateo Sessions, 1969) Prendi artisti come Carlos Santana, Frank Zappa o Miles Davis, i quali sono a volte catalogati come facenti parte del genere progressivo, ma possiamo davvero considerarli prog? Secondo la mia opinione personale la risposta e' no, tale affermazione non renderebbe giustizia alla grandezza dei musicisti menzionati, i quali hanno inventato ciascuno un proprio stile personale e non hanno mai avuto intenzione di fare "prog". Cio' non toglie che alcune canzoni di questi artisti siano decisamente prog. Fried Neckbones and Home Fries appartiene ad una raccolta di nastri antecedenti alla registrazione del primo album e che furono recuperati in seguito, compare su diverse raccolte ma non e' mai comparsa su un album in studio per definizione. 10 minuti di ritmi ipnotici ed irresistibili, come si conviene allo stile onirico delle migliori escursioni made in Santana, su una base di tastiere e percussioni sulla quale svolazza la chitarra di Carlos.
Sophya Baccini - Al Ritmo di una Storia (da Aradia, 2009) Sophya e' una delle migliori cantanti italiane in circolazione, vanta una lunga carriera come collaboratrice per band importanti come Osanna, Delirium e Greenwall, oltre ad essere la frontman dei Presence, con i quali ha registrato 7 album. Ha anche pubblicato due album solisti, dal primo dei quali questa traccia e' tratta. Il suo e' un sound a meta' fra prog romantico e folk, molto orecchiabile e vicino al pop, caldo e melodico. Vale assolutamente la pena dare un ascolto almeno a questo gran pezzo.
Stefano Testa - La Ballata di Achab (Moby Dick) (da Una Vita Una Balena Bianca e Altre Cose, 1977) Se cercate "Stefano Testa" su Google vi uscira' il portale di una clinica di un certo dottore, il sito web di un DJ, ed il profilo di un CEO. Dello Stefano Testa musicista non c'e' traccia, o forse e' una di queste persone, o sono tutti la stessa persona. Meteora degli anni '70, il cantante, chitarrista e tastierista ricompare negli anni '10 con altri due album per un totale di tre pubblicazioni finora, tutte avvolte nel completo mistero. Il suo stile cantautoriale, chiaramente influenzato da De Andre', ma anche da band come Jethro Tull e Genesis, e' molto interessante ed abbastanza particolare, musica non troppo complicata e di facile assimilazione, una felice combinazione di prog e pop, con una particolare attenzione ai testi. L'album e' un concept sulle opere di Cesare Pavese, di cui vale sicuramente un ascolto solo per riassaporare l'atmosfera di quelle opere, e questa canzone ne e' un esempio perfetto.
Supertramp - The Logical Song/Goodbye Stranger (da Breakfast In America, 1979) Altra band a cavallo fra pop, prog, e volendo certe tendenze glam, i Supertramp hanno coniato uno stile riconoscibilissimo e a mio parere molto coinvolgente, una versione migliore dei Roxy Music. Meno ghirigori, meno rumorismi, meno fughe strumentali, la musica della band londinese e' diretta e concisa, catchy e ballabile, ma prog nell'impostazione, con un organo a dettare i tempi, solitamente in crescendo, una chitarra che si lancia in assoli mozzafiato non di facile esecuzione, ed un sax a colorare il tutto. 11 album all'attivo dal 1970 al 2002, i migliori lavori sono sicuramente quelli registrati negli anni '70, quando la componente progressiva era ancora evidente, ed infatti Breakfast In America ha venduto 18 milioni di copie. Consiglio il live a Parigi del 1980 se si vuole avere una buona summa della loro opera. Roger Hodgson canta e suona chitarra e tastiere, Rick Davies canta e suona le tastiere, John Helliwell e' il sassofonista, Dougie Thomson suona il basso e Bob Siebenberg la batteria.

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