venerdì 10 aprile 2009

Lizard - W Galerii Czasu (1997)

La Polonia si è dimostrata nel tempo una nazione fiorente dal punto di vista musicale, curiosamente, soprattutto per quanto riguarda la produzione progressiva, al pari di paesi come Finlandia o Olanda. Soprattutto negli ultimi due decenni il verbo prog si è diffuso e annidato, provocando la nascita di molti gruppi molto validi come i Collage o questi Lizard. Come si intuisce dal nome la principale fonte di ispirazione sono i King Crimson, seppur il largo impiego di tastiere porta alla mente gruppi della corrente neo-prog, come i Marillion per esempio, e per transitività anche i Genesis. Quindi in fin dei conti non aggiungono niente di originale a quanto sentito fin'ora, non sono di certo dei rivoluzionari esploratori del suono, ma hanno il pregio di saper cogliere ogni lato migliore dei gruppi che li ispirano e fonderli insieme in uno stile quasi perfetto. Quindi la musica non è cervollotica come può essere quella del Re Cremisi ogni tanto, ma dal gruppo di Fripp è emulata la tendenza acida e lo stile chitarristico, cioè quella chitarra fondamentale nella costruzione del suono ma per nulla invadente, mentre dal neo-prog recuperano i sinfonismi, riprodotti soprattutto dalle tastiere, i momenti jazzati, quelle morbidezze insomma che rendono tutto più ascoltabile e piacevole. Il cantato invece rimane in lingua madre, e questo può sembrare strano perchè è una lingua che assomiglia all'italiano per i suoni che produce, ma ovviamente non c'entra un cazzo, sembra di sentire qualcuno che cerca di parlare in italiano senza riuscirci. Comunque, pur non capendo nulla di quello che il cantante dice, la voce è ben impostata ed intonata. I Lizard sono Damian Bydliñski alla voce, Andrzej Jancza alle tastiere, Mariusz Szulakowski (molto bravo) alla batteria, Janusz Tanistra al basso e Miroslaw Worek alla chitarra. Tutte le canzoni sono basate sugli intrecci fra la chitarra e le tastiere alla continua ricerca della melodia su composizioni abbastanza complicate nella costruzione, quindi da cambi di tempo frequenti e ritmi irregolari il gruppo cerca di estrarre motivi orecchiabili e melodie dolci, ed il risultato è ottimo, anche grazie alla perfetta esecuzione dei cinque musicisti. Non aggiungono sicuramente nessuna novità nel mondo del prog ma il disco è ricco di idee e suonato in maniera impeccabile. La prima traccia Per každý dzien wiecej ran w twej glowie comincia con un'apertura per tastiere pomposa e spacey, poi il suono si stabilisce su pianoforte e voce, e infine entrano chitarra acustica e basso a disegnare una melodia tendente al jazz con un ritornello fantastico. Galeria iluzji parte con una potente rullata di tamburi su cui si intersecano il basso e una chitarra infuocata, è più complicata della precedente nella costruzione e nei cambi di ritmo, ma la ricerca della melodia è costante; quasi tre minuti di musica intensa ed intricata. Autoportret conferma l'apertura per voce e piano, presto incalzati da batteria e basso, mentre i sintetizzatori arrivano solo alla fine per una traccia ancora una volta raffinata e ricercata. Strefa cienia è dominata da potenti linee di basso e una chitarra ora più decisa e graffiante, mentre le tastiere sono abbastanza in disparte: si tratta di un riuscito mix fra hard rock e psichedelia che trae grande ispirazione (secondo me) da quel capolavoro che è la canzone Red dei King Crimson. Ogrod przoznaczenia è una ballata d'atmosfera, dolce e malinconica, trascinata dai dolci arpeggi della chitarra acustica, dal flauto e dai sintetizzatori a creare una splendida melodia. La voce di Damian, enfatica e in grande spolvero, comunica un senso di vulnerabilità. L'ultima traccia è la suite W krainie szmaragdowego jaszczura che si apre con suoni inquietanti, presto incalzati dai tamburi e dal sintetizzatore, mentre voce e flauto entrano successivamente creando un'atmosfera folk interrotta da intermezzi di chitarra. Si conclude così un album ispirato e ben suonato, probabilmente l'album più rappresentativo del prog polacco.

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