lunedì 17 maggio 2010

Diablo Swing Orchestra - Butcher's Ballroom (2006)

La Diablo Swing Orchestra si forma nel 2003 a Stoccolma e il suo genere e' spesso definito avant-garde. Non so cosa voglia dire avant-garde, ma se volessimo definire il loro stile direi che mischiano il metal (heavy, gothic, prog) con la musica sinfonica e altri generi musicali come il boogie, il jazz, il flamenco, la musica orientale, quindi alla Diablo Swing Orchestra piace sperimentare, cercare nuove strade, contaminare, in altre parole fanno prog. Nel 2006 pubblicano il loro debutto cui segue un altro album nel 2009. I componenti della band sono Daniel Håkansson, chitarrista e cantante, Pontus Mantefors, chitarrista e tastierista, la magnifica Annlouice Loegdlund alla voce, Andy Johansson e' il bassista, Johannes Bergion al violino e violoncello, e Andreas Halvardsson alla batteria. La musica composta da questi sei individui e' imprevedibile e di difficile catalogazione, al gruppo non manca di certo l'originalita' e una forte personalita' nel proporre la loro forma. Non solo, la band presenta grandi capacita' di scrittura e di interpretazione. Se questo non fosse ancora sufficiente, tutto l'album e' dotato di una buona orecchiabilita' che rende l'orchestra del diavolo una delle migliori promesse della musica moderna. Con questo non voglio dire che l'album in questione sia un capolavoro accostabile ai grandi classici del prog, infatti a mio parere e' troppo lungo e in certe parti risulta un po' dispersivo, ma dobbiamo considerare che e' un disco d'esordio ed e' sempre molto difficile contenersi quando si vogliono mostrare tutte le proprie abilita'. Inoltre il genere proposto e' incline alle divagazioni e rischia di essere cervellotico e poco orecchiabile, ma i DSO evitano alla grande questo rischio e compongono un album solare, nonostante la base metal, e orecchiabile, che scorre via liscio e accattivante in ogni sua parte. I testi spesso colti e un look fra il rinascimentale ed il gotico elevano ulteriormente la caratura di questi mattacchioni scandinavi. Le origini della band sono a dir poco mitiche e non so quanto ci sia di vero: pare che nel 1500 esistesse in Svezia un'orchestra swing con testi inneggianti al satanismo, all'odio verso la chiesa e alla liberta' individuale. Questa band fu ben presto condannata dal tribunale ecclesiastico e mandata a morte, ma prima dell'ultimo concerto la band scrisse dei manoscritti contenenti le istruzioni per ricreare la loro musica, dopodiche' lasciarono i manoscritti ai loro eredi. Dopo 500 anni due di questi eredi (non ci e' dato sapere chi sono fra i sei componenti) ritrovano questi manoscritti e riformano la band. Le prime tre traccie sono riuscitissime e spiazzano immediatamente l'ascoltatore, dopodiche' l'album si assesta su livelli medio-alti, con buone punte di classe sparse qua e la', seppur, come detto, avrei preferito un lavoro piu' conciso. Balrog Boogie - come dice il titolo - e' un boogie su una base metal solida e potente, trombe, sax e violoncello stupiscono immediatamente l'ascoltatore e quando parte la voce di Annlouice si grida quasi al miracolo. Voce potente, pulita, altissima che qui recita dei modi di dire in lingua latina. La prima traccia centra immediatamente il bersaglio con un motivo orecchiabilissimo e una massiccia dose di originalita', i musicisti miscelano sapientemente boogie e jazz riprodotti dagli strumenti a fiato e metal riprodotto dalle chitarra, spaziando dal thrash al prog. Si prosegue con Heroins, che e' la traccia meno allegra. E' una canzone opprimente e scura, il loop basso-violoncello-batteria e' indovinatissimo e regge da solo tutta la canzone, la voce femminile e le chitarre arricchiscono ulteriormente un brano che mantiene alto il livello. Poetic Pittbul Revolutions (?) cambia ancora stile tingendosi dei colori accesi del flamenco: trombe e chitarre a palla, base metal sempre presente grazie alla sezione ritmica che mantiene il ritmo sempre rapido e piacevole. Ancora da menzionare la grandissima prova vocale della cantante. Rag Doll Physics e' invece la traccia piu' prog, infatti fa capolino un organo, con le chitarre thrashissime e la voce sempre in evidenza. Il livello cala leggermente ma dopo tre canzoni del genere era impossibile fare di meglio, ad ogni modo la parte cantata e' molto orecchiabile e la canzone e' molto varia e potente. D'Angelo e' una breve canzone che rimanda direttamente all'opera, infatti la protagonista principale e' la voce che cerca di avvicinarsi il piu' possibile alla musica lirica, mentre l'unico accompagnamento e' una chitarra acustica e qualche linea di basso. Qui Annlouice canta in italiano e ha un accento adorabile (T'Ancelo). Velvet Embracer riporta immediatamente alle atmosfere metal, soprattutto heavy e thrash, ma l'onnipresente violoncello colora il tutto con qualcosa di completamente imprevisto. Gunpowder Chant e' un altro breve pezzo, strumentale e trascinato nientemeno che da un didjeridoo, mentre le chitarre decorano il tutto con begli arpeggi fra il surf e la musica orientale (!). Infralove si attacca alla precedenete ma riprende il motivo di Velvet Embracer, proseguendo quel discorso tipicamente metal: la traccia continua a variare, fra violini, inserti elettronici e assoli di chitarra, e non e' neanche uno dei pezzi meglio riusciti. Wedding March for a Bullet presenta una base metal ancora di derivazione thrash, ma i violini e la voce elevano il pezzo avvicinandolo all'opera e alla musica sinfonica, mentre il ritornello cantato e' ancora qualcosa di sconvolgente, si pianta in testa per ore e Annlouice e' divina. Qualms of Conscience e' un intermezzo di un minuto per solo piano, giusto per non farsi mancare niente. Zodiac Virtues e' un'altra traccia in continua evoluzione, dove spunta anche un flauto; fra metal, prog rock e sinfonismi vari, forse e' la canzone piu' debole. Porcelain Judas ritorna su certe tematiche tipicamente orientali, mentre la sezione ritmica e le chitarre rimangono saldamente ancorate al metal; la voce e' ancora il valore aggiunto di una canzone stupenda, in grado di suscitare diverse e contrastanti sensazioni in 4 minuti scarsi di durata. In Pink Noise Waltz violino e chitarre tessono la trama di una degna conclusione pr questo bellissimo album, la voce principale stavolta e' quella di Daniel, il tema e' decadente e triste e quando interviene Annlouice ispessisce il pathos, ma accordi di piano cambiano totalmente l'atmosfera, adesso piu' calma e rilassata, per poi ovviamente riprecipitare nella drammaticita' con il ritornello. Ma le sorprese non finiscono qui perche' c'e' ancora tempo per il flauto che ci ricorda che sempre di prog si tratta, prima che la canzone e l'album si avviino verso una conclusione all'insegna del violino e delle chitarre. Un album stupefacente e imprevedibile, una boccata di ossigeno in tempi in cui proporre qualcosa di originale e' sempre impresa ardua.

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