martedì 18 maggio 2010

La bella vita dei parlamentari

Io non e' che voglio essere polemico (beh in realta' contestare mi piace da matti), ma tutte le volte che si cercano le origini dei mali italiani queste sono inesorabilmente collegate ai governanti. Se fosse possibile spazzare via tutta la classe politica senza esclusione di colpi, e se la si rifondasse da zero, non avremmo che da guadagnarci. Numeri alla mano, copio e incollo due articoli apparsi oggi su repubblica.it (http://amato.blogautore.repubblica.it/2010/05/18/parlamentari-uno-stipendio-che-cresce-del-99-annuo/?ref=HROBA-1 http://www.repubblica.it/politica/2010/05/18/news/settimana_corta_parlamento-4143937/?ref=HREC1-4):

Tagliare lo stipendio del 5% ai parlamentari “è solo l’aperitivo”, assicura il ministro dell’Economia Tremonti, a Bruxelles per l’Ecofin. Ogni volta che si parla di tagliare i redditi dei rappresentanti politici aleggia nell’aria l’accusa di demagogia. Eppure, scorrendo le dichiarazioni dei redditi pubblicate ogni anno diligentemente dai giornali, o leggendo il dossier pubblicato oggi dal sito La voce.info, verrebbe da chiedersi: “perché no?”. Qualche dato: in Italia l’indennità parlamentare annua in termini reali è aumentata dall’equivalente di 10.712 euro del 1948 agli attuali 137.691, con un aumento medio annuo percentuale del 9,9. Nello stesso periodo negli Stati Uniti l’aumento medio annuo è stato dell’1,5%. Se pertanto fino agli ’80 i nostri parlamentari risultavano sottopagati rispetto a quelli statunitensi, successivamente si sono ampiamente rifatti. Peraltro i parlamentari italiani possono continuare a ottenere retribuzioni addizionali, oltre all’indennità parlamentare, mentre questo negli Stati Uniti è consentito in misura molto limitata.
Non solo. Un’analisi condotta sul reddito reale complessivo dei parlamentari delle XIII e XIV legislatura ha permesso di accertare che nel primo anno trascorso interamente in Parlamento, per chi ci arriva per la prima volta, il reddito medio aumenta del 69%. Con punte del 165 per cento per gli impiegati, e del 151 per cento per gli insegnanti, entrambe professioni a basso reddito. Sotto l’aumento medio i professori universitari (+25,9), gli avvocati, il cui reddito con lo stipendio di parlamentare registra un ‘modesto’ aumento del 50,8%, i magistrati (+51,8%), i medici (65,8%), i dirigenti della Pubblica Amministrazione (+62,5%) e i dirigenti aziendali (+65,6%).

Il fondo, a Montecitorio, si è toccato la scorsa settimana. Due sole sedute con votazioni, il martedì e il mercoledì, su un paio di ddl: un trattato internazionale e una norma di aiuti all'Africa. Giovedì mattina gli onorevoli deputati erano quasi tutti già a casa. Pigrizia dei parlamentari, forse, ma anche il governo ci mette del suo nel rallentare i lavori. Il provvedimento all'esame questa settimana alla Camera (Semplificazione dei rapporti tra burocrazia e cittadini) sembra sia stato talmente mal confezionato, come spesso accade, che cinque commissioni hanno mosso rilievi. Al Senato, per numero di provvedimenti approvati, sedute tenute e ore lavorate dall'inizio dell'anno va pure peggio.
Ancora una volta, è il presidente della Camera Gianfranco Fini a lanciare l'allarme. Lo fa nel corso della conferenza dei capigruppo, quando per l'ennesima volta i big della maggioranza gli chiedono di inserire in agenda un provvedimento con percorso d'urgenza. La terza carica dello Stato sbotta. "La settimana cortissima è un problema serio". Parla di situazione "intollerabile", prende ad esempio quanto avvenuto la scorsa settimana, quando l'aula è rimasta quasi ferma, sostiene che non si possono chiedere accelerazioni per ddl che poi si arenano nelle commissioni, quando addirittura non sono privi di copertura finanziaria. Con sorpresa del ministro (berlusconiano) ai Rapporti col Parlamento, Elio Vito, Fini apre una cartellina e inizia a snocciolare i dati di questa debacle solo in parte imputabile al Parlamento. In particolare, ricorda che dall'inizio della legislatura ben 29 volte i disegni di legge sono stati rinviati dall'aula alle commissioni: 19 provvedimenti del governo, 4 della maggioranza, 5 delle opposizioni.
Sul banco degli imputati finisce l'esecutivo che, complice le casse vuote, non invia alle Camere se non ddl di minima portata. Ma ci finiscono anche i parlamentari. Si parla di taglio al 5 per cento delle indennità, qualcuno si lamenta ("Solo propaganda alla Beppe Grillo" protesta Francesco Nucara, repubblicano del Pdl). Sta di fatto che, a prescindere dalle responsabilità, in Parlamento ormai si lavora davvero poco. In 19 settimane, ovvero dall'inizio dell'anno, a Montecitorio le ore d'aula sono state poco meno di 305, ovvero 16 per ogni settimana lavorativa. Che poi va dal lunedì pomeriggio (pochissimi sugli scranni) al giovedì. Le sedute sono state 60, ma è fallito il tentativo del presidente Fini di prolungare i lavori al venerdì. L'attività è quasi del tutto assorbita dai provvedimenti del governo. Su 40 approvati nel 2010, sono 23 i ddl governativi, 10 decreti e solo sette disegni di legge di iniziativa parlamentare.
Al Senato va anche peggio. Settimana "cortissima" ancor più a Palazzo Madama, dove non si è mai tenuta una seduta il lunedì o il venerdì. In un paio di occasioni il presidente Renato Schifani ha provato a richiamare i colleghi in altrettante conferenze dei capigruppo, ma tutto si è chiuso lì. E dire che per la Camera alta i numeri raccontano come dal primo gennaio si sono tenute sì 70 sedute, ma solo perché lì ne vengono calcolate due se quella mattutina si prolunga al pomeriggio. Tant'è vero che le ore lavorate risultano essere 179, in queste prime 19 settimane. Media invidiabile per qualsiasi lavoratore: 9 ore a settimana. E i progetti di legge approvati nel 2010 sono stati infatti 19, quindici di iniziativa governativa, ovvio, appena quattro parlamentare.
La pigrizia parlamentare, va da sé, non è una scoperta di questa legislatura e di questa maggioranza. Ma è anche vero che la situazione, dal 2008 ad oggi, è progressivamente peggiorata. Il ministro Vito, che a fine conferenza dei capigruppo ha preferito non commentare la sferzata di Fini, nel corso della riunione si è limitato a suggerire che le richieste di rinvio dei ddl in commissione vengano comunicate per tempo, in modo da consentire all'aula di proseguire il lavoro su altri provvedimenti. L'opposizione protesta, ma i numeri la costringono all'angolo. "Ormai discutiamo per due giorni di provvedimenti che possono essere esaminati in mezza giornata, giusto per dare un'apparenza di attività - racconta il vicecapogruppo Pd Gianclaudio Bressa - Decine di nostri ddl mai approdati in aula e una totale incapacità del governo di curare provvedimenti che non siano quelli che interessano personalmente il premier".

Facendo due conti, un parlamentare percepisce (escludendo tutte le cose che non paga, vedi Scajola) 137.691 euro l'anno, supponendo che lavori tutte le settimane, anche se so benissimo che non e' cosi', 16 ore a settimana per 52 settimane sono 832 ore l'anno, quindi gli stronzi beccano 165,50 euro all'ora. Sono loro in cancro dell'Italia.

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