giovedì 22 settembre 2011

Paolo Siani & Friends - Castles, Wings, Stories and Dreams (2010)

Paolo Siani e' stato il batterista dei Nuova Idea, che negli anni 70 ci hanno regalato un paio di dischi di discreta fattura. Visto il clima di revival che si respira da un po' in Italia, Paolo ha pensato di chiamare un manipolo di artisti per registrare una manciata di brani che aveva composto durante questi anni. Oltre ad aver scritto musiche e liriche, Paolo canta e suona batteria, basso, chitarra e tastiere, anche se qui si occupa principalmente della batteria. Fra i musicisti coinvolti possiamo citare Giorgio Usai, tastierista dei Nuova Idea quindi suo ex compagno di band, Ricky Belloni, chitarrista anch'egli nei Nuova Idea, il flautista Mauro Pagani, ex PFM, il cantante dei Labyrinth Roberto Tiranti, il tastierista Joe Vescovi, gia' con Acqua Fragile e The Trip, il chitarrista Marco Zoccheddu, dai Duello Madre, il bassista Guido Guglielminetti, che aveva gia' suonato con Siani nei Track e che sarebbe poi diventato un turnista molto ricercato. Inoltre registriamo la presenza di un violinista, un violoncellista, un sassofonista ed un paio di voci femminili. Insomma i presupposti per un grande disco ci sono tutti e vengono completamente rispettati. Si tratta di un album marcatamente progressivo nel senso piu' italiano del termine, e non poteva essere altrimenti, ma con in piu' tratti piu' moderni, come effetti elettronici, una produzione impeccabile e, non meno importante, una grafica di copertina moderna e catchy. Se poi consideriamo che i ricavi delle vendite dell'album sono stati e saranno devoluti ad un ospedale pediatrico a Genova, non posso che spendere due parole in favore di tale progetto che merita ampia diffusione. Quindi alla base melodica si aggiungono elementi jazz e psichedelici, secondo tradizione; si possono sentire rimandi ai Nuova Idea, come e' ovvio che sia, ma il risultato e' originale e racchiude una forza vitale difficile da trovare nelle opere odierne, come se Paolo avesse ancora dentro di se' il fuoco giovanile. Le liriche, in inglese ed in italiano, affrontano diversi argomenti, dall'analisi interiore alla guerra, e non sono per nulla scontate. La genesi del disco e' interessante e val la pena di accennarla: nato come progetto individuale, dopo averlo registrato suonando tutti gli strumenti da solo, Siani non era soddisfatto del risultato ottenuto, cosi' ha pensato di inviare la demo a chi pensava potesse essere interessato a suonarvici, fra i musicisti che conosceva di persona. Molti hanno risposto, l'album e' stato riregistrato e finalmente, dopo due anni  di gestazione, pubblicato. E' un lavoro elegante, lirico, intenso, ricco di generi e stili, sempre orecchiabile e mai ridondante, pomposo o sovrarrangiato. La durata non eccessiva e' sempre estremamente apprezzata. Nessun brano spicca particolarmente, sono tutti di pregevole qualita', ma il mio preferito e' Madre Africa, anche per il testo impegnato. Si parte con Un Dono, che e' una breve intro rumoristica, molto alla King Crimson, se non fosse per la voce narrante che parla di un tema praticamente mai affrontato dalla band londinese: l'amore. Con Wizard Intro ci si trova di fronte alla prima parte di una suite divisa in tre frammenti sparpagliati durante il corso dell'album. Il tema portante non cambia mai e risulta molto indovinato, orecchiabile e hard come la miglior tradizione italiana sa fare. Chitarra e tastiere duettano subito alla grande ben sostenute dal basso. Madre Africa e' la prima traccia lunga (quasi 8 minuti) ed il primo pezzo cantato. Ancora una solida base hard e' la spina dorsale di questa bella canzone. All'intreccio chitarra-tastiere si aggiunge il flauto che risulta essere un'ottima variante. Dopo una lunga introduzione, il pezzo ingrana e una voce maschile sostenuta da una soprano femminile attacca un ottimo tema sinfonico, epico e hard al tempo stesso. C'e'spazio anche per un assolo di chitarra a meta' canzone, ad elevare ulteriormente il livello. Un trittico di canzoni perfetto per aprire un album nel migliore dei modi. Con Questa Penombra e' Lenta siamo al momento della ballata. Il rischio e' sempre quello di risultare troppo enfatici quando non stucchevoli, o di steccare il tema, che talvolta risulta poco interessante, soprattutto quando la ballata e' messa li' come riempitivo. Non e' assolutamente questo il caso: una chitarra classica accompagnata dalle tastiere sostiene la voce che descrive un motivo sempre ficcante, nelle strofe come nel ritornello. Chimera e' una traccia molto progressiva, accostabile alla scuola di Canterbury, composta da un crescendo basso-tastiere che risulta subito accattivante ed impegnativo, arricchito da un sax libero di spaziare. Dopo un breve stacco rumoristico il pezzo comincia a deambulare in territori jazz grazie al basso che si slega dalle tastiere, che invece ora mantengono il ritmo, e si lascia andare ad un indovinato assolo. Dopodiche' le parti si invertono (fantastico) e sono le tastiere ora, o meglio il piano, a mostrare i muscoli. Il sax chiude un grandissimo brano. Con Wizard of your Sky giungiamo alla seconda parte della suite, stavolta su atmosfere piu' eteree e rarefatte, anche se non proprio rilassanti. Il pezzo e' presto incalzato da Mickey's, che riporta i binari in ambienti piu' pesanti, con ancora una volta un giro di chitarra indovinato e anche un violino che fa capolino. Forse la parte vocale non e' azzeccatissima, ma e' la prima pecca che si puo' individuare dall'inizio del disco. Jump continua sulla stessa lunghezza d'onda riprendendo il tema di Wizard: grandissimo intreccio chitarra-tastiere-voci. Wizard of your life e' l'ultimo frammento della suite divisa in tre parti, la riprende da dove l'avevamo lasciata, ovvero quell'atmosfera leggera che ora si arricchisce di un ottimo assolo di chitarra. Con Cluster Bomb si torna ad un brano lungo dopo 4 pezzi della durata media di 2-3 minuti (che avevano costituito la suite The Game). Canzone piu' rock, fra tentazioni progressive e ritornelli orecchiabili: la qualita' e' sempre altissima, i collaudati duetti chitarra-tastiere sono tutt'altro che prevedibili, la prova vocale questa volta e' eccellente. A meta' vi e' un pezzo strumentale onirico con voci di bambini in sottofondo che ricorda qualcosa dei Pink Floyd, presto interrotto per concludere in maniera circolare. This Open Show e' una traccia lenta, con le voci principali protagoniste su un tappeto di piano e flauto. Probabilmente il pezzo piu' debole, ma ci puo' stare dopo 10 brani di altissimo livello. Ho la sensazione che con questo pezzo la band abbia cercato anche di proporre qualcosa piu' vicina alla musica classica, vista la presenza di un violoncello, magari per mettere in mostra la propria capacita' di spaziare, ma non ce n'era bisogno. L'album si conclude con C'era una Volta, una outro a terminare il disco in maniera classica "progressivamente" parlando, cioe' con un breve brano per sole tastiere, con un leggero flauto, come se ne sono sentiti tanti (vedi Traccia e Traccia II del Banco), nonostante cio' piacevolissimo ed interessante, con un qualcosa di medievale. Un gradito ritorno per un grande artista, la differenza principale con tante altre reunion e' che questa cerca di scostarsi quanto basta dal passato e di "tingersi" di caratteri piu' moderni; nostalgia per il passato si' ma fiducia nel futuro. Bravissimo Paolo.

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