sabato 23 febbraio 2013

Psycho Praxis - Echoes from the Deep (2012)

Gli italianissimi Psycho Praxis vengono da Brescia e si formano nel 2004, ma giungono all'esordio discografico solo nel 2012 con questo Echoes from the Deep, e si racconta siano stati scoperti da Alessandro Siani in persona, che una sera li ha incontrati ad una festa e si e' fatto dare una demo. I membri attuali, Andrea Calzoni a voce e flauto, Paolo Vacchelli alla chitarra, Paolo Tognazzi alle tastiere, Matteo Marini al basso e Matteo Tognazzi alla batteria, vengono dalla fusione di due band diverse, una piu' hard e un'altra piu' prog, e persino alcuni brani di questo album, come Privileged Station, nascono dalla fusione di brani diversi scritti in anni diversi. Si tratta di un album stupendo, che sembra tutto tranne che frutto di una band italiana, vintage ma moderno, la strumentazione stessa e' composta da materiale datato recuperato da cantine e garage; un riuscitissimo punto di incontro fra dark prog stile Van Der Graaf Generator, e hard stile Biglietto per l'Inferno o Metamorfosi. Perfetti intrecci di tastiere e chitarra, melodie cangianti e sempre indovinate, alternanza di momenti vivaci ed altri piu' malinconici, flauto molto presente che dona un colore particolare alla musica, voce oscura (alla Peter Hammill) con testi in inglese, brani medio-lunghi, dai 5 ai 9 minuti, che si sviluppano perfettamente per tutta la loro lunghezza, senza mai sembrare troppo stiracchiati o estesi. Cio' che piu' colpisce di questi ragazzi di Brescia e' la profonda cultura musicale che esprimono, con un lavoro complesso ed impegnato, un concept che parla dei diversi stati emotivi dell'animo umano, infarcito di citazioni e che sembra continuare il discorso interrotto dal prog settantiano. Mentre altre band moderne cercano di dissociarsi dal passato, per non essere etichettate "prog", termine che a volte fa scappare i possibili acquirenti, altre band come gli Psycho Praxis tentano di recuperare quelle atmosfere ed inserirsi in un contesto che sembra essere ormai andato perduto. Obiettivo difficilissimo, sia perche' musica e pubblico sono completamente cambiati nel frattempo, sia perche' e' quasi impossibile battere le vette di lirismo raggiunte dai giganti del passato. Questo disco invece non avrebbe affatto sfigurato 40 anni fa ed e' uno dei migliori prodotti di prog moderno che abbia sentito da diversi anni. Un altro punto a favore e' la forte personalita' che i membri della band esprimono, personalita' che non puo' che provenire da un'enorme sicurezza nei propri mezzi e nella propria bravura, e che sfocia in brani solidi, intensi, coinvolgenti, emotivi. La descrizione dei brani servirebbe a poco, dato che sono molto mutevoli e contengono una gran quantita' di stili e timbri diversi. Spero solo che il gruppo non si perda dopo questo felice esordio e possa diventare il degno erede dei grandi gruppi prog italiani del passato, la stoffa c'e' tutta.

2 commenti:

Boy? ha detto...

Ciao bob.
Volevo avvisarti che sono ancora vivo, ma non ho idea di come contattarti.

Manchi.

bob ha detto...

Mi manchi anche tu. Io sono sempre su Skype.