giovedì 21 novembre 2013

Il Bacio della Medusa - Deus lo Vult (2012)

Il Bacio Della Medusa e' una band di Perugia al suo terzo album e con 10 anni di carriera alle spalle. Dediti ad un eccellente prog di stampo italiano, tinto di hard e folk come da tradizione, raggiungono la piena maturita' con questo album dopo un esordio incoraggiante ed un ottimo secondo album. Si tratta di un concept che narra le vicende di Simplicio, signorotto medievale che decide di prendere parte alle crociate confidando di trovare fama e ricchezza, ma che invece trova solo guai che continuano anche al suo ritorno, cambiandogli di fatto la vita. I testi sono uno dei motivi per cui si dovrebbe ascoltare questo lavoro, per l'enfasi, l'espressivita' e l'intensita' delle liriche, scritte e perfettamente interpretate da un grandissino cantante, in grado di essere estremamente versatile, passionale e teatrale; un cantante che non teme paragoni con mostri sacri dallo stile simile, come Claudio Canali e Francesco Di Giacomo. La musica e' anche ispirata e riuscita, si lega alla perfezione con i testi ed offre un ampio spettro timbrico, grazie a fiati, mellotron ed arpe che si vanno ad unire agli strumenti classici. E' un album breve, appena 33 minuti che concentrano tutti gli infiniti spunti che una band in stato di grazia puo' mostrare, e che letteralmente esplodono durante tutta la durata del disco, disco mutevole, vario, raffinato e coinvolgente. A me personalmente piace da matti. I Bacio Della Medusa sono Simone Cecchini alla voce, chitarra acustica ed arpa, Diego Petrini a batteria, percussioni, mellotron ed organo, costui e' anche il compositore delle musiche, Federico Caprai al basso, Simone Brozzetti alla chitarra ed Eva Morelli ai fiati. L'album si apre con un breve pezzo, Invocazione alle Muse, che funge da intro per la narrazione, trascinato da chitarra classica e flauto, delicato e sinfonico. La musica prosegue senza soluzione di continuita' con Indignatio - Infedeli in Terra Santa, seguendo gli stessi dettami inizialmente, quindi flauto e corde classiche, ma incattivendosi dopo un paio di minuti, con l'ingresso della chitarra elettrica e del sax, che deviano il discorso verso temi piu' hard. Si assiste alla prima maiuscola prova vocale, ora che il livello di difficolta' e' salito, con Simone in grande spolvero, e grandissime prestazioni dalla chitarra e dalle tastiere. Conclusione affidata ad intrecci chitarra-sax, sempre pesanti e duri, si lambisce il metal in certi frangenti, che ci portano cosi' alla terza traccia Urbano II Bandisce la Prima Crociata. Questa canzone e' un altro breve pezzo (3 minuti) e cambia ancora drasticamente le carte in tavola: si tratta di una traccia per flauto, mellotron ed una batteria molto marziale, con il raggiunto obiettivo di ri-creare l'atmosfera solenne e festosa che si era venuta a creare quel giorno di 1000 anni fa. Simplicio, la quarta traccia, e' ancora aperta dal flauto, ma stavolta l'aria e' sognante, delicata, quasi bucolica, e la voce presto incalza a rinforzare questa sensazione. Canzone emozionante, forte, colpisce di nuovo la bravura indiscussa del cantante, che presto si lascia andare al lirismo ed alla passione, accompagnato da una chitarra elettrica che ci fa riscoprire il lato piu' classico e tradizionale del prog italiano. Arriviamo cosi' alla title track, che in latino maccheronico (vado a memoria, ma non ricordo "lo" essere una porola in latino) signica "Lo vuole dio", ed esplode immediatamente di chitarra, batteria e sax, che ora diventano davvero metal, e di voce, ora vicinissima a quella di Ian Gillam. Canzone stupenda, forse la piu' bella anche se risulta davvero difficile sceglierne una per la varieta' di stili che la band padroneggia, a meta' strada fra prog-metal, hard e prog sinfonico, con ben tre soli di chitarra, sax e flauti potenti ed aggressivi, dura "appena" 7 minuti ad altissima intensita' e pathos. Un altro breve pezzo, Verso Casa, ci accompagna verso l'ultima traccia ed e' un motivo stupendo, con voce e flauto protagonisti ma atmosfera un attimo piu' allegra e rilassata, quasi pop, con Simone che "fa parlare" due diversi personaggi, cioe' Simplicio, che sta adesso tornando a casa, e sua moglie, la quale lo sta quindi aspettando (questo secondo Simplicio). Se si volessero riassumere le doti vocali del cantante questa canzone farebbe al caso nostro, tante sono le diverse situazioni stilistiche qui rappresentate ed alle quali Simone sa perfettamente adattarsi, ascoltare per credere. La canzone successiva giunge senza che l'ascoltatore se ne accorga, in quanto e' continuazione naturale della precedente, e continua sulla stessa falsariga: Simplicio e' tornato a casa dove lo attende una spiacevole sorpresa, infatti sorprende sua moglie a letto con il prete e l'intera scena e' descritta minuziosamente nelle liriche, che non temono particolari scabrosi. Simplicio quindi si ritrova tradito dalle istituzioni in ogni aspetto, traetene gli insegnamenti che volete. Musicalmente parlando, questa traccia e' piu' tragica e rabbiosa, con tutti gli strumenti che contribuiscono a rendere l'atmosfera incandescente ed intensa, mentre la conclusione e' affidata ai soliti duetti chitarra-flauto, che chiudono magnificamente l'album. In generale, questo lavoro e' piu' duro e potente del precedente e la musica segue e si adatta perfettamente al filo della narrazione, cio' che ne risulta e' magnifico. La band e' in grande spolvero e profonde passione ed energia per creare un lavoro denso e concentrato per un'unesperienza musicale il piu' breve ed intensa possibile. Il sottoscritto apprezza infinitamente lo sforzo. Non c'e' neanche un secondo di noia, tutto l'album pulsa di vita e si dimena come un forsennato. Ci sono sicuramente passaggi bellissimi anche nei due album precedenti, ma Deus e' molto piu' equilibrato, rifinito e conciso. Ogni elemento e' ottimamente bilanciato, l'heavy, il rock, ballate epiche e pastorali, musica medievale, prog-metal e melodrammi.

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