giovedì 25 agosto 2022

Tom Moto - Allob Allen (2014)

I Tom Moto sono una band di Pisa composta da Marco Calcaprina alla tromba, al trombone ed al synth, Giulio Tosi al basso ed alla chitarra e Juri Massa alla batteria. Descrivono il loro suono come una miscela di 20% jazz, 25% punk, 20% funk, 20% metal, 15% progressive e 100% spazzatura. Il loro suono e' carico di groove, utilizzando elementi noise con distorsione sulla tromba e sul basso, e presenta cavalcate per lo piu' strumentali in una miscela di stili diversi grazie alla base jazz-funk, richiami crimsoniani, math rock e punk, sempre sperimentale ed aggressivo. Sulla solida base ritmica costruita dal basso e dalla batteria, la tromba ed il sintetizzatore sono liberi di spaziare e creare vaghe melodie, accompagnati dalle sporadiche voci del duo Belle de Mai, ovverosia Alice Casarosa e Irene Rometta. Il lavoro e' composto da 6 brani senza soluzione di continuita', con durate che variano dai 7 ai 16 minuti, per un'ora totale di musica fluida e mai noiosa; c'è un groove heavy in continua evoluzione che lo rende una gioia da ascoltare dall'inizio alla fine, ogni ripetizione rivela qualcosa di nuovo che l'ascoltatore potrebbe non aver mai sentito prima.

Musica incandescente, figlia imbastardita di tempi incerti e dissonanti, bolla di contrasti e sincretismo, contrapposizioni e miscele sperimentali, proposta colta ed impegnata, quella del secondo album dell'insolito trio pisano è musica che dista anni luce dall'intrattenimento leggero; jam infinita nella gestazione, arte per l'arte, gioco concettuale a tratti deragliante, elaborato scherzo che rastrella spunti di varia estrazione, stille d'avanguardia mutuate dal jazz, dalla contemporanea, dal neoclassicismo, "Allob Allen" assembla lunghe, estenuanti tracce strumentali che richiamano Primus e Stravinskij, in mutanti movimenti mentali sì autocelebrativi, ma capaci di offrire preziosi momenti di inconsueta, stravagante alterità. Molto lontani dal prog convenzionale, il gruppo giunge semmai a travalicarne i confini già fluidi affidando l'impervio compito a basso, batteria e tromba elettrica, unici - o quasi - interpreti di un esteso soundtrack immaginario, sinistro accompagnamento di un film inesistente, soggetto solo abbozzato ancora privo di sceneggiatura. Operazione intrigante, non così fine a sé stessa come l'intento parrebbe suggerire, ipotesi di partenza per un futuribile sviluppo laterale di disarmonia sghemba, l'album reimpasta ritmi sbilenchi, anfratti catatonici, suoni acidi e stridenti, per produrre un effetto tanto stordente quanto obliquamente ammaliante: musica che sembra dapprima respingere, ma che finisce quasi inevitabilmente per attrarre a sé, se le si concede la possibilità di insinuarsi tra le difese del sentire comune.

Il trio dei Tom Moto si forma nel 2006 a Pisa, e nel 2008 pubblica l'album d'esordio “Junk” (visto come l’unione tra le tre parole "jazz", "punk" e "funk", ma ovviamente anche il significato letterale "spazzatura"), con il quale vince i Progawards 2008 nella categoria Best Debut Album, poi l’anno successivo conquista il massimo piazzamento nella XIII rassegna di Musica Diversa Omaggio a Demetrio Stratos, per poi sciogliersi e riformarsi ad inizio 2013 e registrare l'album in questione in una sessione durata appena tre giorni. Una band particolare, con un nome altrettanto particolare, ispirato dal romanzo di Charles Bukowski dal titolo “Post Office”. Il senso dell’arte musicale da loro espresso è decisamente spiccato e poliedrico.

C’è tanta atmosfera, in questo ritorno sulle scene dei Tom Moto. Hanno voluto ribattezzare il loro genere post-prog, ma un po’ tutti hanno riconosciuto una vera e propria svolta psichedelica, dove la tromba spesso effettata narra di strade sempre più tortuose, che se parlassero proferirebbero parole isteriche.

Apre Ampullaria, dove la ritmica ricorda quella dei Gentle Giant, ma questa forse è mia deformazione professionale. Vi piace stordirvi di controtempi? I Tom Moto non scherzano! Vi piacciono le suite? Calcamoto è li per voi! Quasi diciassette minuti di tutto un po’, compresi cambi umorali repentini. Ottima Esenia Foetida, qui la tromba gioca un ruolo più incisivo, performance di melodie anche orecchiabili. La band toscana qui sembra avere una nuova visione delle proprie capacità compositive. Più oscura XXL, penetrante e comunque sempre disturbata, anche nell’introspezione, e’ il lavoro del basso a rendere il tutto molto nervoso, con un canto gregoriano nel finale che varia con estrema naturalezza in una specie di vivace ritmica popolare est-europea che confluisce nella successiva D P, dove ritorna prepotentemente l’ordinata confusione dell’esordio. Quest’ultima si era sentita già nella parte centrale dell’iniziale Ampullaria, preceduta da un incedere lento, prima che la cavalcata da nervoso pedinamento tipica delle vecchie pellicole dei noir europei prendesse definitivamente avvento. Aprono il brano D P vocalità in stile shamano, al confine del teatro della voce, la superficialità non è di questi paraggi, mentre il tutto si conclude con Allob Allen, cavalcata progressiva e granitica, che comincia col vecchio rumorismo ritrovato, salvo poi galleggiare nella psichedelia più densa grazie anche all’uso della chitarra nella parte di mezzo del pezzo, finendo con un'ultima rincorsa ipercinetica a suon di tromba.

A suo tempo erano stati nominati i nuovi Mr. Bungle, adesso, a parte i riferimenti prima riportati, non si può che guardare alle band ultimamente uscite per la Lizard, la quale dimostra che in Toscana deve esserci qualcosa di strano nel cibo o nell’aria che altera la chimica mentale dei musicisti, capaci di coniugare oggettiva perizia strumentale con soluzioni musicali che possono anche non piacere a qualcuno, ma non si può negare che sia un modo originale di affrontare dei sentieri non ancora del tutto battuti. Forse occorreranno diversi ascolti per assimilare questo lavoro, ma sembrerebbe davvero valerne la pena.

I Tom Moto sono fuori della bolla della “convenzionalità”, visto che al contrario “Allob Allen” si legge “Nella Bolla”, e con le loro evoluzioni musicali caratterizzate da sonorità ossessive e ricercate portano l’ascoltatore ad entrare “nella <loro> bolla” sonora.

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