venerdì 15 febbraio 2008

Van der Graaf Generator - Pawn Hearts (1971)


I Van Der Graaf Generator sono, a parer mio, uno dei gruppi più sottovalutati della storia del progressive. Autori di una buona manciata di album, riformatisi pochi anni fa, tutti i loro lavori sono discreti, ma il capolavoro è Pawn Hearts del 1971, che ora recensisco. Il loro è un prog a tinte scure, molto dark e molto psichedelico, a tratti jazzato a tratti sinfonico, ma sempre acido, molto acido, acido con la pala direbbe un mio amico. Peter Hammill ne è leader ed interprete principale con voce, chitarra e tastiere, David Jackson fa e disfa con il suo sax, mentre Hugh Banton (basso) e Guy Evans (batteria) non sono protagonisti evidenti ma compongono una sezione ritmica precisa ed affidabile. L'album si compone di tre traccie, tre suites, quindi molti cambi di tempo, mai ripetizioni dello stesso tema, sfuriate strumentali e momenti più lenti, ma mai ariosi, atmosfere cupe e sinistre, che vogliono comunicare un senso di inquietitudine. E infatti la sensazione provocata è proprio ansia ed agitazione: la tensione è latente e si ha sempre l'impressione che qualcosa di terribile stia per accadere. Potrebbe dare un senso di frammentarietà ma in realtà non è così: ogni pezzo si incastra alla perfezione con il precedente e il successivo, e l'album scorre via piacevolmente. Il sound non è di facile assimilazione, al primo ascolto non vi piacerà, e magari neanche al secondo, ma appena si riesce a cogliere la melodia, perchè c'è la melodia, non potrete più fare a meno di ascoltarlo ad intervalli di tempo regolari. La mia canzone preferita è la seconda, solo perchè è leggermente più melodica delle altre, ma tutto l'album è stupendo, in ogni sua parte, in ogni sua nota. Inoltre tutti e quattro i musicisti suonano anche strumenti rumoristici bizzari, tipo lo psychedelic razor, che non ho idea di cosa sia, quindi il suono è molto ricco e variegato. I testi, tutti by Peter Hammill, parlano di problemi esistenziali, e Peter canta disperato tutto il suo disagio, tutta la sua inadeguatezza fino all'inevitabile suicidio (solo figurato per fortuna). Anche questo album lo posseggo originale e ne consiglio vivamente l'ascolto, se vi piace non potrete mai più farne a meno.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ascoltato

ma la melodia non l'ho trovata

sarò mica stupida...

bob ha detto...

quante volte lo hai ascoltato? è un album di difficile assimilazione, richiede parecchi ascolti per poter essere apprezzato. riprova ad ascoltarlo un altro paio di volte, se proprio non ti piace, beh, pazienza. a me questo album fa impazzire ma all'inizio non mi era piaciuto, esattamente come te, quindi siamo in due ad essere stupidi. ciao.