mercoledì 3 settembre 2008

Marijuana

Oggi ho letto un articolo su Repubblica, un articolo che ha a che fare con la marijuana, pianta miracolosa che apprezzo parecchio. Questo lato di me non è ancora emerso, ma mi confesso consumatore assiduo di cannabis e fra le poche persone che sono convinte che l'erba non faccia male. Fumo quotidianamente da una decina di anni e il mio rendimento in termini di studio, lavoro, relazioni interpersonali non ha mai subito variazioni sospette. Inoltre con orgoglio ho provato l'autoproduzione e la segnalo come una delle esperienze più soddisfacenti ed emozionanti che si possano provare. Ciò fa di me un criminale potenzialmente pericoloso per le istituzioni e per l'umanità intera. A questo punto cerchiamo di saperne di più sulla cannabis, la pianta del demonio. Ha inizio circa nel 6000 a.C. la coltivazione e l'utilizzo della cannabis, sarà utilizzata per moltissimi secoli da moltissime popolazioni, nel 3000 a.C. venne definita "Erba superiore" da alcuni cinesi che già la sapevano lunga. Sebbene la marijuana non sia inoffensiva, è talmente meno dannosa dell'alcool o del tabacco che il solo modo ragionevole di gestirla è renderla legalmente disponibile in un sistema controllato. Il tabacco per esempio costa agli Stati Uniti circa 425.000 vittime ogni anno; l'alcool da 100.000 a 150.000 vite, per non parlare di tutti gli altri problemi causati dal suo utilizzo. Con la cannabis non c'è mai stato un singolo caso di morte documentata dovuta al suo utilizzo. La cannabis era una droga molto utilizzata sino al 1941, quando venne tolta dalla farmacopea americana. Questo avvenne dopo il passaggio della prima delle draconiane leggi statunitensi anti-marijuana nel 1937, la Marijuana Tax Act, di cui parlerò in seguito. Alcuni anni fa fu scoperto dal dott. Solomon Snyder che nel nostro cervello esistono sostanze dette oppiodi endogeni, ovvero sostanze come l'oppio che noi produciamo spontaneamente nei nostri organismi. Se il cervello produce da sé sostanze di tipo cannabinoide è difficile pensare che queste siano dannose, almeno non in quantità assimilabili da uno spinello (ma neanche da 10 spinelli). L'FBN (Federal Bureau of Narcotics) venne organizzato nel 1930 da un tizio di nome Anslinger: questi intraprese quella che chiamò una "grande campagna educativa", che in realtà risultò essere una grande campagna di disinformazione. La Partnership for a Drug Free America ha un budget di circa 1.000.000 $ al giorno. La maggior parte di quel denaro giunge da compagnie farmaceutiche e distillerie, le quali hanno qualcosa da perdere per ovvie ragioni. Infatti immaginate un paziente che richiede chemioterapia contro un tumore: potrebbe assumere il migliore dei farmaci anti-nausea, l'ondansetron, pagando circa 35/40 $ per ogni pillola da 8 mmg, altrimenti potrebbe fumarsi metà di uno spino di marijuana e ricavare sollievo dalla nausea, pagandola al massimo 10 $ al grammo. Tuttora la disinformazione dei dottori è molto elevata, questo perché i medici acquisiscono la loro educazione sulle droghe dalle compagnie farmaceutiche o dai rappresentanti delle stesse che vanno in giro presso gli ambulatori dei medici, come pure da articoli di giornali, pubblicità e campagne promozionali. Non c'è compagnia farmaceutica interessata alla cannabis. Vediamo in dettaglio quali possono essere le proprietà curative della cannabis: antinausea e antivomito;diminuzione della pressione arteriosa; alleviamento degli spasmi muscolari; contro i dolori cronici; contro mal di testa ed emicrania;per rinforzare il sistema immunitario; per dilatare i bronchi polmonari, quindi contro l'asma; contro l'epilessia; contro il glaucoma. Esiste inoltre la prova documentata che alcool e tabacco sono più nocive della marijuana, ma ovviamente questo studio è stato opportunamente celato. Ufficiali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) a Ginevra hanno soppresso la pubblicazione di un rapporto politicamente delicato che conferma un'ipotesi tendenziosa: la cannabis è più sicura dell'alcool e del tabacco. Secondo un rapporto che è trapelato dalla rivista New Scientist, le analisi concludono non solo che la quantità di cannabis fumata in tutto il mondo faccia meno danni alla salute pubblica di alcool e sigarette, ma che questo rimarrebbe vero anche se la gente ne consumasse nella quantità in cui consuma (abusa) alcool e sigarette. Il rapporto sarebbe stato il primo della WHO sulla cannabis in 15 anni ed era molto atteso dai dottori e dagli specialisti in abuso di stupefacenti. Comunque, venne insabbiato all'ultimo minuto in seguito ad una lunga e intensa disputa tra ufficiali della WHO, gli esperti della cannabis che hanno redatto il rapporto, ed un gruppo di consiglieri esterni ritenuti essere dell'Istituto Nazionale statunitense sull'Abuso di Droga e del Programma Internazionale di Controllo della Droga delle Nazioni Unite. Secondo un membro del gruppo di esperti che lo hanno redatto, i consiglieri temevano che il rapporto sarebbe stato utilizzato dai gruppi a favore della legalizzazione della marijuana.
Cerchiamo ora di indagare sull'origine dell'uso della cannabis. “Sarebbe di interesse universale nella storia dell’umanità scoprire che è stata la coltivazione della canapa a inventare l’agricoltura e di conseguenza la civiltà”. Non sono le speranze di un hippy sballato in vena di rivincite ma le parole di Carl Sagan, l’astrofisico consulente della NASA, padre del progetto S.E.T.I. (Serch for ExtraTerrestrial Intelligence) e fondatore della Planetary Society. La forte “attrazione” tra lo scienziato e la cannabis è risaputa, mentre la cosa poco nota è che nelle parole di Sagan si nasconde una profonda verità: la canapa effettivamente è una delle piante più antiche che l’uomo conosca. A conferma di ciò vi sono numerose testimonianze archeologiche in ogni angolo della Terra che indicano senza ombra di dubbio come la canapa era conosciuta e coltivata in epoche remotissime: uno per tutti, il ritrovamento a Catal Huyuk, antica Mesopotamia, di manufatti in canapa risalenti, secondo i ricercatori, a circa 8000 anni prima di Cristo. Non sappiamo con certezza se la canapa è stata la prima o la seconda pianta coltivata dall’uomo e sinceramente non siamo qui a stabilire una graduatoria di anzianità ma semmai per comprendere le vere motivazioni che portarono al suo divieto in moltissimi paesi di tutto il mondo. Una proibizione che di punto in bianco dopo millenni di utilizzo nelle più svariate applicazioni, che vedremo in seguito nel dettaglio, rese illegale una pianta messa a disposizione per noi dalla natura. Le motivazioni ufficiali certamente saranno state validissime per mettere al bando una pianta che cresce velocemente senza l’ausilio di prodotti chimici, da cui si produce carta di ottima qualità, tessuti resistentissimi, materiali plastici biodegradabili per l’edilizia, combustibili poco inquinanti, medicinali. I papiri egizi e cinesi che nonostante tutto questo tempo sono giunti integri fino ai nostri giorni, le antichissime mappe cartografiche della Terra, la prima Bibbia di Gutemberg, avevano una sola cosa in comune: la canapa. Per non parlare dei primissimi preparati erboristici che sciamani e curanderos, dalla Siberia al Sud America passando per l’intera Europa, utilizzavano per alleviare le più svariate patologie, e più recentemente almeno la metà dei medicinali usati per tutto l’Ottocento. Come mai queste informazioni importanti si sono perse negli anni, e perché i media in generale, il cui unico servizio è appunto quello di informare, hanno sempre taciuto? Il punto è, allora, come mai abbiamo scelto la strada del petrolio e abbandonato, anzi sbarrato, la strada della canapa? Per meglio comprendere questo punto, che sarà fondamentale ai nostri fini, dobbiamo tornare indietro di un secolo e mezzo e rivivere per un momento la situazione economica e industriale di allora. Ci troviamo a Pittsburg, negli Stati Uniti e davanti a noi si erge la prima raffineria petrolifera al mondo, nel 1850. Saltiamo in avanti di qualche decennio e arriviamo al 1917 quando la Compagnia Du Pont, della omonima famiglia, grazie a finanziamenti della Mellon Bank entra a far parte delle primissime industrie petrolchimiche. La Du Pont, per chi non la conoscesse, è la beneficiaria della maggior parte dei brevetti sulle materie plastiche: nylon, rayon, cellophan, vernici, ecc. La Mellon Bank di Andrew Mellon è una delle principali banche americane la cui sede principale, guarda caso, è a Pittsburg. Apro una parentesi per gli amanti del cospirazionismo perché sembra che Andrew Mellon e la famiglia Du Pont facessero parte del Comitato dei Trecento, il gruppo nato per controllare il sistema bancario mondiale. Chiudiamo la parentesi e ritorniamo a Pittsburg. I soldi forniti dalla Banca di Mellon permisero alla Du Pont di entrare in possesso della General Motor, una delle più grandi case automobilistiche di allora e delle principali tecnologie per la fabbricazione della carta dalla cellulosa del legno. Il 1919 fu un anno molto significativo perché succede qualcosa che avrà ripercussioni notevoli nella finanza e nell’industria: inizia il proibizionismo in America. Un periodo abbastanza lungo e oscuro (fino al 1933) in cui fu bandito totalmente l’alcool. Non tutti sanno però che all’epoca il carburante e/o combustibile era basato anche sull’alcol etilico detto etanolo, derivante dalla fermentazione di vegetali e cerali, e sull’alcol metilico o metanolo derivante dalla fermentazione del legno. Proibendo l’alcol da bere di conseguenza si proibiva anche l’alcol per uso industriale.Non finiscono le coincidenze perché il ‘33 è l’anno in cui termina il proibizionismo ma anche quello in cui Mitscherlich produce quella sostanza scoperta nel 1825 da Faraday: la benzina. Ora ipotizzare che il proibizionismo americano fu inventato per boicottare le benzine alternative è un po’ forte, però rimane il fatto che effettivamente all’epoca chiunque poteva prodursi in proprio il combustibile e forse questo poteva dare fastidio a qualcuno. Risolto il problema dei combustibili, rimaneva quello delle materie plastiche di origine vegetale: miscelando infatti steli di canapa e calce si può ottenere un materiale da costruzione simile al cemento ma molto più elastico e leggero. Questo è un altro gravoso problema per l’impero Du Pont che nel 1937 aveva brevettato un procedimento per la fabbricazione di materiali plastici dal petrolio. Come risolverlo?Una mano gliela diede la campagna mediatica disinformante del più grande magnate del giornalismo statunitense: William Randolph Hearst. Attraverso i suoi numerosi giornali divulgò notizie false in merito alla cosiddetta marijuana. Lo stesso termine marijuana fu una sua invenzione letteraria. Adottò dal dialetto di Sonora, località messicana famosa oggi come ieri per l’esportazione di droghe, una parola allora sconosciuta e la usò come strumento di propaganda terroristica psicologica. Fa certamente più paura avere a che fare con una sostanza che non si conosce rispetto ad una nota. Menzogne, che rasentavano il razzismo, diffamavano intere popolazioni come i messicani colpevoli secondo Hernst di essere solamente dei pigri fumatori di erba, o che mettevano in relazione le violenze sessuali nei confronti delle donne bianche da parte dei neri all’uso della droga. L’altra mano fu di un certo Harry Aslinger, il fortunato nipote di Andrew Mellon, quello della banca che nel frattempo è stato eletto anche Segretario del Tesoro, che usò gli articoli diffamanti di Hernst davanti al Congresso degli Stati Uniti d’America. Aslinger era a capo del Federal Bureau of Narcotics and Dangerous, l’Ufficio Federale Narcotici, e il risultato fu la famosissima Marijuana Act Tax. La prima legge che proibiva dopo oltre diecimila anni l’uso e la coltivazione della canapa. Risolto anche questo. Per la Du Pont, e tutti gli investitori dell’epoca che puntavano esclusivamente sul petrolio, la Marijuana Act Tax fu una vera e propria manna dal cielo: tolse dai piedi una scomoda pianta dai mille usi e lasciò all’oro nero la strada sgombra. Ma soprattutto chi ne ha beneficiato di più è stata la lungimirante banca Mellon. Lungimirante perché oggi la Mellon Financial Corporation ha capitali in centinaia di aziende e/o multinazionali legate al petrolio e all’energia come la Chevron Texaco, Exxon, Mobil, Occidental Petroleum, Teco Energy, Total Fina, Ford, General Electric, oppure all’editoria come l’International Paper, The New York Times, Reader’s Digest Association, ecc. Quindi tornando al discorso iniziale, le motivazioni erano e sono tuttora molto valide. Tutti felici e contenti gli industriali, molto meno quelle persone che da anni combattono per rivalutare la canapa rendendole finalmente giustizia dopo decenni di proibizionismo. Uno stop che penalizza non solo noi costringendoci ad utilizzare i derivati del petrolio, ma soprattutto la nostra Terra che ne paga le conseguenze in termini ambientali.

11 commenti:

Wick ha detto...

Questa storia è sicuramente molto cospirazionista e io la prenderei con le pinze, ma è un dato di fatto che ciò che noi oggi consideriamo "droga" (e quindi "il male") è solo una convenzione che può anche essere nata, o comunque arrivata ai giorni nostri, più o meno per caso: oltre al periodo proibizionistico in America (durante il quale l'alcool era visto come una vera e propria droga), si possono citare i mormoni, per i quali bevande ai nostri occhi del tutto innocue come caffè e addirittura tè sono nocive, e per questo proibite ( http://en.wikipedia.org/wiki/Coffee#Social_aspects ).
Ma ormai si può fare poco contro ciò che crede la gente: la cannabis è da drogati e l'alcool e le sigarette sono da gente per bene, questo è quanto.

P.S.: non c'entra con il discorso droghe, ma ho scoperto una cosa davvero bellina sulla Du Pont: ci sarebbero documenti che affermerebbero che lo Zyklon B, il gas usato ad Auschwitz, venisse prodotto e spedito alla Germania nazista proprio da questa società ( http://en.wikipedia.org/wiki/Du_Pont#World_War_II ). Interessante, no?

Anonimo ha detto...

caro bob, tocchi un tasto delicatissimo, un argomento tanto vasto e ricco di spunto che ci impegnerebbe in amene conversazioni per ore ed ore...se mi permetti, vorrei solo sottolineare qualche punto su due piedi, così, senza pudor: qui, nel mio amatissimo sud, fino a pochi decenni fa ( non più tardi degli anni '50) c'erano estese coltivazioni di canapa ad uso tessile, essendo questa pianta particolarmente resistente e soprattutto estremamente adattabile a quesi tutti i climi, e quindi anche al nostro, partcolarmente caldo ed arido. cosa è successo, poi??che immediatamente dopo il fascismo e negli anni successivi tale coltivazione ( nella quale l'Italia primeggiava) venne boicottata a favore di cotone e altre fibre industriali,.,rayon e naylon, che se non mi sbaglio,hanno qualcosa a che fare, almeno alla lontana, con petrolio ecc ecc ed altri sistemi di produzione industriali. et voilà, ecco andato in fumo ( magari) in pochi decenni un insieme di tradizioni, cultur, tecniche di lavorazione antiche quanto il mondo.

caro wick, parli di convenzione per ciò che riguarda la definizione di droga e conseguentemente di drogati. hai ragione: ma da CONSAPEVOLE E RAGIONEVOLE consumatrice, me so' rott u cazz ( mi sono annoiata). nel senso che purtroppo, noi consumatori responsabili &discreti veniamo accomunati senza tanti riguardi a quel mucchio di sballoni irresponsabili che fumano senza alcun criterio, mettendosi successivamente alla guida, mischiando tale sostanza con altre schifezze, o che parlano della ganja in termini favolistici, che salverà il mondo bla bla bla e poi non sanno neache come sia fatta e quali siano i principi attivi che contengono e come agiscono sul nostro organismo. poi non ci lamentiamo di varie leggi jervolino e giovanardi ( scritte con la minuscola): è ciò che ci meritiamo noi italiani del cazzo.. purtroppo, come a scuola per le note di classe, per colpa di pochi- molti- consumatori irresponsabili paga anche chi ne fa un uso discreto, responsabile, deciso, ragionato. scusatemi per le parolacce ma mi sono enormemente rotta i coglioni- che non ho ma mi cresceranno- di prendere note di classe per i casini che gli altri combinano, mentre spreco fiato con mandrie di asini incapaci di dire perchè fumano.

aloha


saudade

bob ha detto...

@wick: come dire non c'è limite alla malvagità umana.
@saudade: cara saudade, hai perfettamente ragione, ho passato guai con la legge che mi hanno incasinato per bene pur essendo solo un consumatore con una quantità irrisoria, anzi risibile, di ashish nelle tasche. la nostra legge è totalmente impreparata ad affrontare l'argomento. non ti preoccupare per le note di classe, sono stato anch'io a scuola e ti assicuro che finiti i 5 anni poco ne rimane. ti saluto.

Anonimo ha detto...

non credo che poco ne rimanga...anzi.rimane tanta rabbia, e frustrazione per una situazione che tanti fingono di non vedere perchè fa comodo.

ciao

bob ha detto...

credo che dipenda parecchio dalle esperienze personali: i miei 5 anni di liceo sono stati belli e spensierati, finiti i quali non ho praticamente mai più frequentato nessun compagno nè ho rivisto qualche professore, semplicemente perchè poi ciascuno ha preso la sua personale strada, per questo dico che per me è rimasto solo qualche ricordo.

Anonimo ha detto...

la classe ed il liceo erano una metafora :-) tonto


ps. a quando un bel post serio sulla musica italiana?? :-PPPP

Vinnie Scocciante ha detto...

Mah, ricommento sto vecchio post, credo che mettendoci uno contro l'altro non si risolve niente. È ovvio che per fini personali si sono recriminati alcol come fumo e non c'è dubbio che poi lo stato ha fatto sia il bello che il cattivo tempo guadagnandoci in ogni caso (sulla salute delle persone...).
Però dico solo una cosa, qui la dico e qui la nego, a prescindere da cosa fumate siete proprio certi che il prodotto di una combustione non distrugga i vostri polmoni (e non sto parlando di cellule cerebrali?), a questo punto che senso ha preocuparsi per l'inquinamento dell'aria che respiriamo se poi si fumano 5-10-20... sigarette al giorno?!?

bob ha detto...

ovviamente fumare fa male alla salute, qualunque cosa si fumi, ma chi fuma compie una libera scelta che danneggia unicamente se stessi a differenza dell'inquinamento che danneggia persone animali e piante.

Wick ha detto...

Il concetto di fumo passivo latita da quelle parti? o_O

Vinnie Scocciante ha detto...

Sono d'accordo con wick, alla fine è una libera scelta però non è poi vero che non danneggia gli altri perché in fin dei conti i fumatori non è che si possono emarginare ogni volta che devono fumare, anche con i divieti che ci sono.
Poi, per carità di cose stupide se ne fanno e fumare è solo una delle tante.

NICOLA DAMIANI ha detto...

SE C'E UN MOMENTO PER CAMBIARE LE COSE E PROPRIO QUESTO,CON LA SITUAZIONE ECONOMICA MONDIALE ATTUALE ,GLI STATI NON RIESCONO PIU A REGGERE LE LORO LINEE PROIBIZIONISTE CHE HANNO U8N COSTO INCREDIBILE,E QUESTO SI PUO NOTARE DA SVARIATI SEGNALI.
MAI COME IN QUESTO PERIODO SI AFFRONTA L'ARGOMENTO SULLA CANNABIS TERAPEUTICA,IN TELEVISIONE L'ARGOMENTO VIENE AFFRONATO IN MANIERA SCHERZOSA,COSA IMPENSABILE FINO A QUALCHE ANNO FA,E SOPRATTUTTO LA GENTE STA PERDENDO FIDUCIA NEI MEDIA E QUESTO SPINGE LA GENTE AD INFORMARSI AUTONOMAMENTE...CONTINUIAMO A LOTTARE E A INFORMARE CHI ABBIAMO ACCANTO PERCHE' E IL MOMENTO DI PORRE LE BASI PER RIPRENDERCI LA LIBERTA.....PERCHE IN FONDO E QUESTO IL PROBLEMA...E LA CANNABIS A MIO PARERE NE E' IL SIMBOLO....NICO