lunedì 9 novembre 2009

Pierrot Lunaire - Pierrot Lunaire (1974)

I Pierrot Lunaire nascono nel 1974 a Roma per mano di tre polistrumentisti freschi di conservatorio, ovvero Arturo Stalteri alle tastiere, percussioni e voce, Gaio Chiocchio, morto nel 1996, a chitarra, sitar, mandolino, tastiere e voce, e Vincenzo Caporaletti a chitarra, basso, batteria e flauto. Si sciolgono nel '77 dopo la pubblicazione di due dischi molto diversi fra loro e mai tenuti in vera considerazione dalla casa discografica (basta guardare la grafica approssimativa della copertina). I Pierrot Lunaire sono unici nel loro genere, il loro stile e' un prog sinfonico a tratti folk, ma le atmosfere sono prevalentemente acustiche, medievaleggianti, non esistono momenti aggressivi, la voce e' spesso sommessa, tastiere e strumenti a corda si dividono equamente la scena senza mai eccedere, la batteria e' quasi totalmente assente. Potrebbe sembrare un album noioso, invece e' incredibilmente carico di poesia e lirismo, comunica un senso di sicurezza e di delicatezza, scorre via fluido e rapido, la creativita' e l'originalita' sono gli elementi di forza di un disco fuori da qualunque catalogazione. Le canzoni sono dolci e sognanti, magnetiche ed ipnotiche, e narrano di re e cavalieri, il ritmo e' tenue, placido, mai sostenuto, la voce pacata e a tratti narrante. Si parte con Ouverture xv, che e' una intro rinascimentale per tastiere e basso, poi incalzati da arpeggi di chitarra, ottima traccia pop-rock. La seconda e' Raipure e si tratta del primo capolavoro del disco: la voce e' la principale protagonista, accompagnata alla grande dalle due chitarre, ci introduce i personaggi del concept, cioe' l'invasore, il re di Raipure e Narciso. La melodia e' indovinatissima, con un bell'accompagnamento di pianoforte e un assolo di chitarra nel finale. Invasore e' dominata dal sitar, la voce e' enfatica e lirica, canzone leggermente piu' malinconica. Lady Ligeia e' uno strumentale dominato da un bellissimo piano. Si continua con Narciso, atmosfera soffusa, leggeri vocalizzi si uniscono a percussioni e tocchi altrettanto leggeri di chitarra e sitar. Ganzheit e' composta solo da leggere pennellate di chitarra, delicatissima e liquida, mentre Verso il Lago praticamente e' la sua continuazione, infatti dura meno di un minuto, e prosegue con le chitarre in evidenza. Il Re di Raipure e' la mia traccia preferita: introdotta dal flauto, si ravviva subito con le chitarre, il basso e le tastiere, appena parte la voce la melodia diventa magnifica, dolce, orecchiabile. E' uno stupendo episodio fra avanguardia e pop. Sotto i Ponti vede la voce a condurre sostenuta dalle chitarre e dal pianoforte su una calda melodia, ancora lenta e sognante, si ravviva verso la meta' quando il ritmo cambia e la melodia si fa un po' piu' rapida, e si ode persino la batteria interrotta da refrain di pianoforte, per poi mutare tonalita' una terza volta e condurci cosi' al finale, arricchito da un altro grande assolo di chitarra. Arlecchinata e' condotta dal pianoforte con vocalizzi di voce femminile intervallati dalla voce narrante di Arturo, l'atmosfera e' leggermente piu' tesa, poi comincia anch'egli a cantare mutando il timbro della canzone che diventa un po' piu' rassicurante, salvo tornare sui suoi passi nel finale, tutto cio' in tre minuti e mezzo. La Saga della Primavera e' condotta ancora dal pianoforte sulla sommessa voce, traccia lenta e decadente, la chitarra incalza man mano che la canzone scorre, un altro affresco delicatissimo e sognante. Mandragola e' lo strumentale conclusivo: brano piu' vivace, la chitarra e' stavolta piu' aggressiva e duetta magnificamente con le tastiere mentre fa capolino nuovamente la batteria; alla fine tutti gli strumenti convergono fino a sovrapporsi ed attorcigliarsi e chiudere cosi' il disco. Arturo Stalteri ha cosi' definito questo lavoro: "dai colori tenui, intimista e sognante, imperniato principalmente sul rincorrersi degli strumenti acustici ed elettrici e su una vocalità sottile e leggera". Posso solo dire che va premiata l'originalita' ed il coraggio di una delle formazioni piu' creative del prog italiano.

1 commento:

saldec ha detto...

Ottima recensione e gran bel disco.Delicato,sognante e prezioso nell'intreccio di chitarre acustiche.Estramemante suggestivo nella sua "apparente" semplicità.