martedì 27 ottobre 2009

King Crimson - Thrak (1995)

Avevamo lasciato i Crimson nel 1984, quando pubblicarono Three of a Perfect Pair, che di fatto chiude il terzo capitolo (1981-1984) della saga, dopo il primo (1969-1971), e il secondo (1973-1975). Fripp si prende nuovamente una lunghissima pausa che dedica alla fondazione di una sua etichetta discografica, la Discipline Global Mobile (DGM), per essere finalmente libero dalle leggi del mercato, e quando sente il bisogno di tornare sulle scene lo fa con questo stupendo album. La formazione comprende i quattro musicisti del disco precedente, ovvero Fripp, Adrian Belew (che stava suonando con i Nine Inch Nails), Tony Levin, e Bill Bruford, piu' altri due: il bassista Trey Gunn ed il batterista Pat Mastellotto. Fripp aveva invitato ad unirsi al gruppo il cantante dei Japan, David Sylvian, ma costui aveva rifiutato, nonostante cio' i due realizzano insieme un album in cui suona Pat Mastellotto, ex dei Mr Mister, e Fripp rimane talmente colpito dalla tecnica percussiva di Pat che decide di arruolarlo. Mentre si narra che Trey Gunn sia un amico, una sorta di "allievo", di Robert Fripp, per cui partecipa anch'egli al progetto (non che non lo meritasse). Quindi abbiamo di fronte una formazione a dir poco inedita, un doppio power trio, per usare le parole di Robert, in cui poliritmie, duelli di groove, liberta' metriche e sovraincisioni sono all'ordine del giorno. Putroppo questa furiosa formazione dura solo due album e mezzo, ovvero l'EP che anticipa il disco in questione, contenente due brani inediti, e il live che ne segue, ricco di improvvisazioni, cioe' Thrakattak, a causa della difficolta' di gestire un gruppo di funamboli cosi' ampio. La musica e' cosi' composta da due band separate che suonano all'unisono seguendo due diverse partiture ma uno stesso fine, l'indisciplina nella disciplina secondo una strada gia' intrapresa dalla band stessa. Un gioco di armonie, fughe, scale parallele, sovrapposizioni, che ha qualcosa dell'incredibile, ancora una volta. Musica mai cosi' diretta, tenta quasi di fondere il passato remoto settantiano con il passato prossimo ottantiano. Il disco si apre alla grande con Vrooom, con chitarre in perfetto stile Crimson e le batterie che si inseguono, cambi, passaggi acustici, poliritmie e armonie cromatiche, arpeggi di chitarra, il tutto condensato in 4 minuti e mezzo, e fate attenzione ai bassi sullo sfondo. La seconda traccia, Coda Marine 475, e' sequenziale e prosegue il discorso cosi' iniziato, con l'atmosfera che si fa piu' tesa ed opprimente, ipnotica ed angosciante, con chitarre che battagliano fra distorsione ed arpeggi e batterie che pestano, piu' una voce sintetica. La terza traccia, Dinosaur, muta completamente i toni: e' una pop song alla maniera del Re Cremisi, cioe' orecchiabile, melodica, ma intricata, cervellotica, cangiante, con le batterie in netto controtempo che non danno riferimento alcuno al povero cantante, ed i testi stralunati dello stesso, il quale si lamenta che qualcuno sta scavando le sue ossa. Walking on Air cambia nuovamente i toni: si tratta di una delicata ballad per voce, chitarra, percussioni ed un leggero mellotron, episodio che porta la firma di Adrian e mostra tutta la sua capacita' di introspezione. Di conseguenza B'Boom cambia nuovamente completamente l'atmosfera, infatti e' una canzone condotta dalle due batterie e dal mellotron agghiacciante sullo sfondo, una traccia che non sarebbe strano trovare in un film horror nel momento di massima tensione, tranne quando il ritmo decolla e i due batteristi si fronteggiano all'ultimo sangue. A questo punto parte la title-thrak, che prosegue sulla stessa scia da brividi lungo la schiena: l'aria e' tesa, inquietante, le batterie in dissonanza proseguono quel groove terrorizzante e si inseriscono le chitarre ed i bassi a rendere l'atmosfera ancora piu' grave. E' un potente gioco di incastri, suoni distorti ed improvvisati, che sfoggiano tutto il genio e il song-writing di altissimo livello della band londinese. In seguito, Inner Garden I ha il compito di alleggerire un po' la tensione, senza esagerare troppo: si tratta di un breve episodio con la voce in primo piano e dolci arpeggi di chitarra, ma una pesante linea di basso non permette al morale dell'ascoltatore di sollevarsi piu' di tanto. Ma a questo ci pensa People, la traccia che segue: il ritmo diventa funky, incalzante, Adrian canta, i bassi pulsano, la chitarra dipinge note nell'aria e le batterie pestano alla grande. Canzone che cambia timbro tre o quattro volte e mostra ancora una volta le sconfinate lande che i Crimson sono in grado di raggiungere. Radio I sono 45 secondi di suoni tragici ad introdurre One Time, seconda ballata del disco. Un po' meno riuscita della prima a mio parere, conferma comunque l'atmosfera decadente, la malinconia, l'eleganza e una certa orecchiabilita', con le chitarre che si fanno acustiche e le percussioni piu' tristi che mai. In seguito parte Radio II, proseguimento dei suoni agghiaccianti sentiti nella prima parte, traccia di contorno piu' che altro, e si arriva cosi' ad Inner Garden II, speculare ad Inner Garden I e anch'essa molto gradevole. Si giunge quindi a Sex Sleep Eat Drink, la seconda pop song: le chitarre disegnano la melodia e Adrian sfoggia una gran prestazione alla voce su dei testi ambigui al massimo, le batterie che gareggiano per chi ha l'accento piu' pesante, per un perfetto connubio melodia+rumore. Vrooom Vrooom e' una evoluzione della prima traccia che ha il solo compito di, appunto, portare a compimento l'idea gia' esposta, idea che giunge a conclusione sulla traccia, ultima, seguente, Vrooom Vrooom Coda, intrecci di chitarra quasi prog-metal, batterie potenti e ritmiche sui piani bassi del pentagramma. Niente da aggiungere, siamo al cospetto della band piu' coraggiosa, sperimentatrice, innovativa e sconcertante che esista al giorno d'oggi.

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