martedì 20 maggio 2008

King Crimson - Red (1974)

Red è il settimo album in studio dei King Crimson, e l'ultimo degli anni 70, se si esclude il live USA datato 1975. Dopo questo lavoro il gruppo si scioglie e sembra definitivamente, poi Robert Fripp deciderà di riformarlo 7 anni dopo con nuovi musicisti, a parte Bill Bruford. Dopo In the court of the Crimson King Fripp aveva sciolto il gruppo per riformarlo con il cantante e bassista Boz Burrell, scomparso nel 2006, il batterista Ian Wallace, scomparso anch'egli nel 2007, il sassofonista Mel Collins e il pianista Keith Tippett, questa formazione registrerà album più orientati verso il jazz. In seguito lo riscioglierà e riformerà nuovamente con il giovane bassista e cantante John Wetton dai Family, il violinista David Cross, il batterista proveniente dagli Yes Bill Bruford ed il percussionista Jamie Muir, e stavolta il suono è più fusion, più improvvisato. La formazione per Red si è ridotta a tre elementi, ovvero Robert Fripp con chitarra e mellotron, John Wetton con basso e voce, Bill Bruford con batteria e percussioni, ma ci sono altri musicisti che collaborano, tutti più o meno del circuito jazz: David Cross al violino, Mel Collins al sax, rispunta Ian McDonald al sax, Robin Miller all'oboe e Mark Charig al corno. Negli ultimi album del Re aveva prevalso molto l'improvvisazione, Starless and Bible Black addirittura è stato estratto da un concerto mentre il gruppo improvvisava, e se ascoltate The great deceiver rimarrete esterefatti dalla bellezza di questa canzone se si pensa che è improvvisata. Dicevo, questo album invece contiene solo una canzone improvvisata, Providence, estratta anch'essa da un concerto, mentre le altre canzoni sono studiate e sono bellissime. Venendo meno l'improvvisazione l'album prende un piglio molto hard, questo è probabilmente l'album più pesante della produzione crimsoniana. Kurt Cobain si è dichiarato grande fan dei King Crimson, e giudica questo il più grande album di tutti i tempi. L'album comincia con la title-track Red, unico brano suonato unicamente dai tre: strumentale, abrasivo, in un certo qual modo anticipatore del prog-metal, Red è trascinata da un riff di chitarra ipnotico, mostra tutta la bravura di Fripp come ricercatore d'avanguardia che allo stesso tempo sa come dare un pugno nello stomaco all'ascoltatore, uno dei brani migliori della produzione crimsoniana. In Fallen angel vi si sente l'ultima chitarra acustica per molti anni; ricomparirà solo nel 2002 e sarà quella di Adrian Belew, ci arriveremo. Questa è un'altra delle mie favorite, esprime l'animo romantico dei King Crimson, la voce di John in evidenza, oboe, sax e corno tessono una melodia dolcissima sull'acustica di Fripp che accompagna, stupenda, psichedelica, onirica. One more red nightmare è un altro grandissimo prezzo, uno dei miei preferiti, ancora trascinato da un riffone chitarristico su cui si intrecciano i due sax e la voce di John, inquietante e tenebrosa, con Bill Bruford in grande spolvero con il suo drumming virtuosistico. Come detto Providence è un'improvvisazione, anch'essa molto hard e molto scura, direi quasi noise, con la chitarra che duella con violino e basso in netto controtempo, mentre Bill incalza con i suoi tempi dispari. Ma il capolavoro è la suite finale Starless: come Moonchild è divisa in due parti ben distinte, ma stavolta i risultati sono migliori, se possibile. La chitarra mai così elettrica definisce una melodia calda, malinconica, romantica, esaltata alla grande dall'innesto vocale; il mellotron crea il giusto sottofondo mentre il sax interdice, l'atmosfera è calma e decadente, il testo amaro. Poi l'improvviso cambio: la tensione sale, l'atmosfera diventa pesante e tragica, la chitarra manda in loop un giro minimale, salendo sempre più, con John che mena fendenti di basso e il sax che ripropone il motivo di partenza, tutto in crescendo fino al finale a dir poco tellurico. Al termine di questo album Robert decide di ritirarsi, stanco dello show business, dei meccanismi commerciali e dell'industria discografica. Sembra il canto del cigno di un gruppo destinato a fare scuola. Per fortuna ci ripenserà.

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