giovedì 22 maggio 2008

Renaissance - Renaissance (1969)

I Renaissance sono uno di quei gruppi che, anche senza raggiungere livelli eccellenti, sono riusciti ad elaborare un proprio stile unico ed inconfondibile. La discografia di questa band comprende nove album in studio, più raccolte e live vari, e arriva fino alla metà degli anni 80, ma quella importante comprende i primi cinque album, di cui apprezzo maggiormente il primo ed il terzo. I Renaissance sono l'incarnazione del prog sinfonico, il loro sound è dominato dalle tastiere classiche, quindi pianoforte in primis, in cui si sente l'influenza classica, ma anche folk o jazz, e si sviluppa in arie e composizioni magniloquenti, arricchite dalla stupenda voce femminile e dai testi poetici. Il gruppo nasce per mano di due ex Yardbirds, gruppo di cui consiglio vivamente di ascoltare qualcosa per l'importanza storica che ha avuto, oltre al merito di aver lanciato Eric Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck, ovverosia il chitarrista e cantante Keith Relf ed il batterista Jim McCarty, ai quali si aggiunge il pianista John Hawken, il bassista Louis Cennamo dai Jody Grind e la cantante Jane Relf, sorella di Keith. Ma curiosamente questa formazione registrerà interamente solo il primo omonimo album; dal secondo la band subisce defezioni progressive fino a sostituire tutti gli elmenti, quindi il secondo album risulta composto da due band differenti. Ma il bello è che il suono non cambia, i sostituti della band originale sono abilissimi nell'assimilare lo stile e riproporlo immutato. Quindi dal terzo album i componenti sono completamente cambiati ma sembra di sentire lo stesso gruppo. Il primo brano King and queens è dominato dal piano di John, come la maggior parte delle canzoni, e sono evidenti gli studi da conservatorio del pianista per continui passaggi palesemente ispirati alla musica sette-ottocentesca, ma la base rock che fa da sottofondo è solida e imponente; inoltre inizialmente Keith si propone come cantante principale, infatti in questo brano la voce è maschile, ma non reggerà il confronto con la splendida voce della sorella. Il secondo pezzo Innocence parte in sordina per poi crescere via via e coinvolgendo sempre più l'ascoltatore: su un tappeto di piano si intersecano gli altri strumenti con bei cambi di tempo e di tono, interamente strumentale. La terza traccia Island registra la voce di Jane: cristallina, pulita, raffinata, sensuale, una voce del genere rende bellissimo anche un brano mediocre come quello in questione, infatti, se si esclude la parte finale molto bella per gli intrecci di pianoforte, il brano risulta abbastanza convenzionale. La traccia seguente Wanderer è anch'essa tutto sommato standard nella forma canzone, calma e sognante con chitarra acustica e piano che duettano e gli incantevoli vocalizzi di Jane a creare un'atmosfera epica da brividi. Bullet è invece la traccia più prog e quindi più ostica della loro intera produzione: rompe completamente con quanto sentito finora, i toni si fanno cupi, il sound spazia ora dall'avanguardia al jazz, senza tralasciare il blues nella parte centrale, con brusche frenate e sperimentazioni poco orecchiabili. E' un brano che spiazza ma se ascoltato con pazienza appassiona. A questo punto il gruppo parte in tour ma, come già detto, non reggerà a tensioni interne e differenti direzioni musicali che i vari musicisti hanno intenzione di intraprendere. Cennamo e Relf sono più orientati verso l'hard rock, quindi il primo va prima nei Colosseum e poi fonda gli Steamhammer, mentre il secondo rimane nel giro Renaissance come session-man per alcuni anni defilandosi sempre più fino a far perdere le proprie tracce. Il classicista Hawken si unisce agli Spooky Tooth, in seguito ai Third World War e infine viene chiamato a sostituire Rick Wakeman negli Strawbs. McCarty decide di smettere di suonare e diventa un produttore musicale, mentre Jane Relf scompare letteralmente nel nulla.

Nessun commento: